Gli ordinativi e i dati di produzione industriale rappresentano misure utili per fornire un quadro reale di quello che sta accadendo nell’industria di un Paese o di una zona aggregata (come l’area euro). Anche se questi due indicatori non sono probabilmente quelli che hanno la maggiore influenza sul mercato, è comunque necessario rammentare come tali indicatori possono pur sempre fornire segnali importanti che sarebbe opportuno non perdere di vista. Nei prossimi paragrafi cercheremo di svelare per quale motivo è opportuno tenere a mente l’evoluzione di questi indicatori, e quali comportamenti potrebbe essere il caso di adottare sui mercati valutari.
Ordinativi
Gli ordinativi (o ordini di fabbrica) rappresentano un indicatore economico a sua volta scisso in due diversi indicatori: gli ordini di beni durevoli e di beni non durevoli.
Gli ordini di beni non durevoli comprendono prodotti come il cibo, l’abbigliamento, le sigarette e altri prodotti di varia natura. Di contro, gli ordini di beni durevoli sono tutti quelli su prodotti non rapidamente deperibili, e spesso “produttrici” dei beni non durevoli. I dati su tale contesto sono prodotti mensilmente dagli istituti di statistica nazionale (negli Stati Uniti, dal Dipartimento del Commercio), aiutando gli economisti a stabilire se l’economia sia o meno in espansione (a parità di altre condizioni).
Di fatti, un aumento degli ordini di fabbrica potrebbe indicare un’espansione economica e potrebbe segnalare che l’inflazione è in aumento o in procinto di aumentare. Considerato che gli ordini di beni durevoli sono segnalati una o due settimane prima dell’altro report sui beni non durevoli, il report è abbastanza “prevedibile”, considerato che la componente non durabile sarà l’unico nuovo dato riportato nell’analisi.
Come anticipato, sebbene il report sugli ordinativi non sia un elemento di grande influenza sul mercato finanziario, è bene segnalare come effettivamente anche tale dossier possa comunque attirare l’attenzione dei trader, soprattutto in caso di forti scostamenti nell’analisi temporale.
Concentriamoci ora in maggior dettaglio sull’indicatore degli ordini dei beni durevoli: un dossier che indica la forza del settore manifatturiero di un Paese ed è – tra i due indicatori – sicuramente quello maggiormente attenzionato dagli analisti dell’attività manifatturiera di un Paese. Il motivo di tale maggiore attenzione è presto decifrabile: per gli osservatori, la logica dietro questi acquisti è che i consumatori devono essere molto ottimisti per comprare un’auto rispetto a comprare un prodotto in grado di soddisfare le proprie necessità quotidiane, come ad esempio un abito.
Di contro, quando le cose in economia iniziano ad andare male, i primi beni ad essere sacrificati in termini di consumo sono proprio quelli durevoli. trattenere, se un’economia inizia a contrattare. Gli stessi conteggi per gli acquisti aziendali – durante una recessione, un aereo di linea ha meno probabilità di acquistare nuovi aerei e come contratti di output della fabbrica, è meno probabile che comprerà nuove macchine.
Ora che abbiamo chiarito tali aspetti preliminari, possiamo spingerci un po’ più in profondità e ricordare come bisogna comunque essere piuttosto cauti nell’orientare le proprie decisioni di investimento sulla base di questi report. In particolar modo, bisogna sempre tenere in considerazione che all’interno dell’anno i dati possono variare anche in modo molto volatile, e che bisognerebbe sempre confrontare il trend dell’esercizio in corso con quello dell’anno precedente e con le stime aggiorante, cercando le tendenze generali che tendono a definire il ciclo economico.
Produzione industriale
Passiamo ora a occuparci della produzione industriale, i cui dati statistici vengono generalmente rilascia in maniera simultanea ai dati relativi all’utilizzo delle capacità produttiva. Le cifre dell’indicatore misurano il volume grezzo delle merci prodotte dalle industrie di un Paese o di un’area, su base mensile.
Come intuibile, l’indice di produzione industriale è sensibile alla domanda dei consumatori e ai tassi di interesse. Come tale, la produzione industriale diventa altresì uno strumento importante per decifrare la futura evoluzione del PIL e le previsioni di performance economiche. I dati sono anche utilizzati per misurare l’ inflazione da parte delle banche centrali, poiché elevati livelli di produzione industriale possono condurre a livelli eccessivi di consumo e ad una rapida inflazione.
Rileviamo altresì come i dati di produzione industriale e di utilizzazione delle capacità produttiva siano considerati indicatori coincidenti. Il che, in altri termini, significa che i cambiamenti nei loro livelli generalmente riflettono cambiamenti simili nell’attività economica globale. Il loro calcolo mostra variazioni percentuali su base mensile e annuale, e fornisce informazioni ssui tassi di cambio a breve termine e sulla crescita del ciclo economico.
Di solito, le banche centrali guardano con particolare attenzione i dati sulla produzione industriale e sulla capacità produttiva, visto e considerato che l’inflazione si manifesta prima a livello industriale, quando le forniture di materiali di base si stringono – sia per i produttori che per i loro clienti commerciali. Poiché i prezzi delle materie prime iniziano ad aumentare, il sovrapprezzo tenderà a trasferirsi lungo la catena, finendo con il giungere ai singoli consumatori, che finiranno per acquistare prodotti più costosi.
Utilizzo della capacità industriale
I livelli di utilizzo delle capacità industriale misurano quanto la potenziale produzione è assorbita e raggiunta. La lettura viene visualizzata in termini percentuali e, almeno da un punto di vista teorico (ma molto meno pratico!) potrebbe essere tecnicamente possibile raggiungere il 100%. In linea più pratica, più è ampio il margine che separa il dato rilevato dal 100% e più ampia sarebbe la capacità di incrementare la propria produzione senza dover incorrere necessariamente nei costi aggiuntivi utili per poter costruire una nuova unità o un impianto produttivo.
Come risulta facilmente immaginabile, nella realtà la produzione massima non viene mai raggiunta e già un livello di utilizzo superiore all’82-85 per cento è da considerarsi particolarmente stringente, aprendo le porte a possibili interruzioni di fornitura. Di contro, è anche vero che livelli inferiori all’80 per cento possono riflettere una certa flessione dell’economia, che può portare ad una caduta nell’occupazione e a preoccupazioni per una eventuale recessione.
Sebbene il tasso di utilizzo delle capacità produttive sia abbastanza importante e indicativo, in realtà il mercato non fa molto affidamento su questa misura, valutato che il calcolo di un simile valore di utilizzazione delle capacità è difficile da calcolare.
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