Ripple è una delle più grandi criptovalute per capitalizzazione di mercato. Da molto tempo è considerata la terza valuta digitale dopo Bitcoin ed Ethereum, sebbene sia riuscita talvolta a superare quest’ultima e divenire quindi la seconda al mondo. In questo articolo vedremo come comprare Ripple, come funziona la criptovaluta e qual è la sua quotazione in tempo reale sia nei confronti dell’euro che del dollaro.
Ripple è importante per la community non solo perché è sicuramente la più “alternativa” tra tutte le altcoin esistenti (ovvero le criptovalute differenti da Bitcoin), ma anche perché nella famosa criptomania del 2017-2018 ha subito un impennata impressionante toccando quota $3.83 (prima viaggiava stabile sotto il dollaro) e facendo diventare il suo co-fondatore l’ottavo uomo più ricco al mondo.
Vediamo di capire insieme quindi come comprare Ripple, cos’è e come funziona. Ma soprattutto, perché Ripple viene considerata quasi una non-criptovaluta rispetto a tutte le altre criptovalute presenti sul mercato.
Cos’è e come funziona Ripple
Già, hai letto bene: Ripple è la prima criptovaluta ad essere “bank-friendly” come direbbero gli americani, ovvero vicina alle banche e attenta alle loro esigenze. Quando infatti decidete di comprare Ripple dovreste sapere che si tratta di una altcoin molto diversa dalle altre criptovalute.
Il suo scopo infatti è quello di migliorare il sistema bancario attuale, non di rimpiazzarlo.
I Bitcoin sono nati proprio come una criptovaluta per decentralizzare l’economia e toglierne il controllo dalle mani delle banche.
Le criptovalute vengono sempre viste come un’alternativa alle valute correnti e non vengono sempre messe in buona luce dalle banche e dalle istituzioni finanziarie in generale.
Ecco perché lo “spettro” della regolazione del mercato delle criptovalute, che i governi potrebbero imporre per difendere le valute nazionali, incombe quai sempre quando si discute del futuro delle criptovalute.
È proprio questo uno dei principali motivi per cui le criptovalute tendono a perdere valore (ovvero quando accadono dichiarazioni o prese di posizioni in merito).
La criptovaluta Ripple invece a volte si muove in una direzione diametralmente opposta.
Ripple sa che il sistema bancario attuale è lento, spesso manca di trasparenza e molte volte le commissioni sono troppo alte per le transazioni fornite.
Lo scopo di Ripple è quello di creare un sistema di pagamento globale efficiente.
Il tutto collaborando con banche, istituti finanziari, multinazionali e anche enti governativi.
Qui sopra puoi vedere l’elenco delle società (ve ne sono altre) che hanno aderito al progetto di Ripple, utilizzando i loro servizi.
Ripple è riuscito quindi a collaborare con banche e enti finanziari, ma anche con investitori di alto calibro della Silicon Valley e multinazionali come Google oppure università come il MIT.
La Ripple Net, ovvero la rete di Ripple, è nata proprio grazie a queste collaborazioni e investimenti, dato che Ripple non ha avuto nessuna ICO (Initial Coin Offering).
Un approccio quindi completamente diverso al mondo delle criptovalute dove Ripple non si pone come alternativa del sistema bancario, ma come un suo miglioramento ed evoluzione.
Ripple Net è il network utilizzato da Ripple per gestire il suo sistema di pagamenti globale.
Questo network è in pratica una rete dove sono collegate tra loro tutte le banche che aderiscono a Ripple.
Gli utenti delle singole banche (dai privati alle società) possono così interagire tra di loro tramite transazioni (esempio banale: inviare denaro a un parente, ricevere lo stipendio sul conto, pagare un acquisto online, etc…).
Per tal motivo Ripple si è focalizzata sull’aumentare il numero di propri partner, dato che per creare la Ripple Net hanno dovuto aderire varie banche come prima cosa.
Il sistema RippleNet riesce a gestire transazioni in tempo reale, risolvendole una alla volta (al contrario di come spesso fanno le banche che le gestiscono in gruppi e non in tempo reale: ecco perché bisogna aspettare il tempo di “accredito” per esempio di un bonifico bancario).
Ma RippleNet offre anche tre prodotti ai propri partner/clienti:
- xCurrent: la tecnologia che permette di gestire le transazioni tra le banche rapidamente e in maniera efficiente
- xRapid: le banche necessitano di possedere valute diverse da quella nazionale per gestire il più rapidamente possibile i cambi di valuta in caso fosse necessario. xRapid mette a disposizione delle banche proprio dei gruppi di fondi di valute diverse a cui possono avere accesso in caso di necessità, eliminando il bisogno di avere i cosiddetti “conti nostro”
- xVia: un sistema per gestire le transazioni a livello globale
Comprare Ripple: chi c’è dietro la criptovaluta? il team di Ripple
Ripple è quindi una criptovaluta “amica” del sistema bancario, anche se il progetto è nato molti anni fa, perfino prima della creazione dei Bitcoin.
Era il 2004 quando Ryan Fugger creò Ripplepay, ovvero un sistema di scambio di denaro. Impiegò solo 1 anno per mettere a punto il software e lanciarlo online.
Sei anni dopo, gli sviluppatori Jed McCaleb, Arthur Britto, e David Schwartz incominciarono al lavorare alla creazione della loro criptovaluta, basato su un nuovo tipo di algoritmo di consenso per verificare le transazioni.
Nel 2012 fu così fondata OpenCoin Inc, dove Ryan Fugge entrò a far parte occupandosi della creazione della rete di Ripple.
La società OpenCoin portò avanti lo sviluppo di RippleNet ottenendo importanti collaborazioni e investimenti da colossi finanziari e del settore tecnologico ed informatico.
Si trattava quindi della prima criptovaluta in fase di sviluppo che “dialogava” apertamente con il sistema bancario e finanziario, lavorando insieme.
Nel 2013, OpenCoin Inc cambia il suo nome in Ripple Labs Inc.
Il creatore iniziale, Ryan Fugger, lascio però il progetto per motivi di salute e la nuova società Ripple Labs fu fondata dall’angel investor Chris Larsen (primo CEO della società) e il programmatore Jed McCaleb.
Da quel momento Ripple è diventato un progetto di grande successo, che è riuscito a far diventare miliardari ben tre dei suoi membri più “anziani”.
I dati seguenti sono del 4 gennaio 2018, quando Ripple viaggiava sui $3.80, al suo massimo storico. Oggi i valori esposti di seguito sono ovviamente diversi e inferiori a causa della variazione del prezzo di Ripple.
- Il nuovo CEO della società, Brad Garlinghouse, che aveva già lavorato come esecutivo per AOL, Yahoo, SBC e CEO di Hightail e Dalpad Communications. Sicuramente lavorare per Ripple è stata la sua migliore scelta, dato che possiede circa il 6,3% della criptovaluta Ripple in circolazione (equivalente a circa $10 miliardi di dollari)
- Chris Larsen, venture capitalist della Silicon Valley, ha un patrimonio di $55 miliardi di dollari proprio grazie a Ripple (ed è così diventato l’ottavo uomo più ricco al mondo)
- Jed McCaleb, che prima di lavorare sul progetto di Ripple aveva creato l’exchange per Bitcoin più famoso al mondo, ovvero Mt. Gox (adesso fallito dopo un tentativo riuscito di hackeraggio, anche se McCaleb non è coinvolto poiché aveva venduto precedentemente la compagnia). Il suo patrimonio in Ripple vale circa $20 miliardi dollari ed è uno dei 40 uomini più ricchi al mondo.
Lunga invece è la lista di investitori sul progetto di Ripple, tra cui spicca sicuramente Google Ventures e la banca Santander, ma a cui si sono aggiunte molte altre entità e fondi di investimento, mentre la lista di partner e clienti di Ripple aumentava di anno in anno.
Critiche e potenziali problemi all’orizzonte per Ripple
Come ogni criptovaluta vi sono sempre delle critiche dietro l’angolo. E ciò vale anche per Ripple. Una delle “sottigliezze” che molti investitori non notano, è che Ripple ed il suo token XRP (ovvero la moneta virtuale utilizzata per fare le transazioni all’interno del RippleNet), non sono la stessa cosa.
Di norma, quando una persona investe in Bitcoin o Ethereum per esempio, lo fa perché investe su quei progetti che ritiene validi e quindi compra tali criptovalute.
Il caso di Ripple però è un po’ più particolare del solito, perché come abbiamo detto Ripple è una vera e propria società che offre dei servizi e prodotti al sistema finanziario e bancario.
I tre prodotti che Ripple offre ai propri clienti sono:
- xRapid
- xCurrent
- xVia
Il problema è che non tutti questi tre prodotti utilizzano il token di Ripple, ovvero XRP, per funzionare e svolgere le transazioni. xCurrent è il prodotto di punta di Ripple, che permette alle banche di muovere rapidamente denaro e facendogli risparmiare tempo e denaro per le transazioni. Utilizza la RippleNet, così come la blokchain di Ripple: però le transazioni non vengono effettuate con il token XRP.
Sulla stessa linea è il prodotto xVia che uscirà proprio in questi primi mesi del 2018, permettendo anche ad altre entità oltre le banche (come corporazioni o sistemi di pagamento) di far parte della RippleNet e inviare transazioni.
Ma anche in questo caso, non si usano gli XRP nelle transazioni.
Rimane solo xRapid, unico prodotto che usa il token XRP nelle sue transazioni.
L’obiettivo finale di Ripple è proprio quello di spingere (prima o poi) le banche a prediligere l’utilizzo di xRapid e quindi utilizzare il token XRP (che però non apprezzano, dato che essendo una criptovaluta introduce il fenomeno di alta volatilità all’interno delle transazioni).
Ma il problema principale attuale è che tutti i clienti di Ripple utilizzano xCurrent attualmente.
Su oltre 100 clienti, tra cui spiccano banche e istituzioni finanziarie, solo 1 cliente utilizza il token XRP per le proprie transazioni.
Ciò significa che nonostante molte banche abbiano aderito alla RippleNet, praticamente nessuna ha deciso di utilizzare anche il token di Ripple (che è poi quello su cui è possibile investire).
Un altro problema messo in luce dai critici di Ripple, è che dovrà presto scontrarsi contro altre società che operano nel settore. La prima è SWIFT, leader del settore delle transazioni bancarie da oltre 45 anni, che collabora con oltre 11.000 istituzioni finanziarie e banche in tutto il mondo.
Ripple dovrebbe centuplicare il proprio parco clienti per raggiungere il giro di affari di SWIFT, sempre se SWIFT nel frattempo non sviluppi una propria blockchain come quella di Ripple e sfrutti il suo largo giro di affari per affermarsi rapidamente e tagliare così fuori dal mercato Ripple.
In effetti SWIFT ha rilasciato dichiarazioni in merito, affermando che stanno lavorando su progetti del genere anche se non la ritengono una priorità per il momento.
R3 invece è una società che sta facendo la stessa cosa di Ripple.
Ha costruito una propria blockchain e un proprio sistema di gestione pagamenti per le transazioni bancarie e non solo.
Hanno già accordi con 70 delle banche più importanti al mondo, e hanno ricevuto oltre un centinaio di milioni di dollari come finanziamento iniziale da venture capitalist della Silicon Valley.
Solo che non hanno un proprio token, o criptovaluta, come Ripple e per tal motivo non hanno la stessa esposizione mediatica.
E non scordiamoci di menzionare lacriptovaluta Stellar, molto più giovane di Ripple e fondata nel 2014 proprio da Jed McCaleb, uno dei fondatori di Ripple, per andare oltre i problemi riscontrati con Ripple. E Stellar è un concorrente agguerrito per Ripple.
Oggi è una delle prime 10 criptovalute più scambiate al mondo, anche se dietro Ripple (che è terza, mentre Stellar è nona).
Stellar ha già accordi con l’IBM e anche gestori di sistemi di pagamento in Australia, Indonesia, Malesia e Sud Corea. Ma cosa più importante, Stellar supporta il protocollo degli smart contract (che ha reso tanto celebre Ethereum) che gli permette di avere quindi molti più utilizzi rispetto a Ripple.
Un’ultima critica che viene mossa a Ripple, e per il quale viene considerata una “non-criptovaluta“, è che Ripple non è una criptovaluta decentralizzata.
A parte il fatto di collaborare con il sistema bancario attuale, la società dietro Ripple possiede (dati gennaio 2018) circa il 62% di tutti i token XRP in circolazione.
Per assicurare però la bontà del progetto, Ripple ha deciso di tenere ben 55 miliardi di token XRP in un conto escrow. Ovvero, quei token non possono essere attualmente spesi dalla società e vengono rilasciati lentamente mese dopo mese (1 miliardo al mese).
Inoltre, il fatto di avere una società centralizzata dietro la criptovaluta, significa esporsi potenzialmente al rischio di chiusura in caso di regolamentazione da parte dei governi o banche centrali. Per le autorità basterebbe fare irruzione all’interno della sede di Ripple in California e porre sotto sequestro i loro server, per far crollare l’intero progetto in un colpo solo.
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