Proprio nei giorni in cui continuano a scatenarsi notizie confuse dalla Corea del Sud e dalla Cina su nuovi divieti e su nuove restrizioni sul fronte Bitcoin, un membro del consiglio di amministrazione della Bundesbank tedesca, Joachim Wuermeling, ha richiesto un fronte normativo globale unito sulle criptovalute.

In particolar modo, Wuermeling della Bundesbank ha ritenuto che vi siano poche possibilità di contenere questo fenomeno globale digitale con regole nazionali diverse in tutto il mondo, e che solamente con la cooperazione internazionale nella regolamentazione del Bitcoin sarà possibile “prendere il controllo” di quanto sta accadendo.

L’effetto della regolazione

La pressione nei confronti di una regolamentazione di Bitcoin e dell’intero mercato delle criptovalute è aumentata costantemente negli ultimi mesi, ed è probabilmente stata avvertita a tutti i livelli. La confusione iniziata in Asia, con diversi atteggiamenti da parte delle istituzioni centrali e finanziarie, ha d’altronde determinato un grande caos, e il frequente ripensamento non ha fatto altro che aiutare l’aleatorietà di intenti sul mercato.

All’interno di queste mosse normative, dai singoli Paesi nazionali sono poi partite mosse piuttosto radicali, che però hanno frequentemente fallito nel tentativo di portare il business delle criptovalute sotto il pieno controllo. Si tratta di regolamenti volta per volta stabiliti sulla base delle specifiche necessità locali, e mai sufficientemente forti da vincolare l’esecuzione delle operazioni in criptovaluta.

Un’efficace regolamentazione delle valute virtuali sarebbe quindi realizzabile solo attraverso la massima cooperazione internazionale, perché il potere normativo degli Stati nazionali è ovviamente limitato in questo ambito”, ha affermato Wuermeling.

Regolamentare Bitcoin, tra pro e contro

Il problema è che ci sono due punti di vista molto diversi sul tema della regolamentazione di Bitcoin, e i punti di vista possono inoltre differire da Paese a Paese.

Per esempio, il Giappone è stato uno dei più forti sostenitori del mercato delle valute digitali, dando lo status di valuta a Bitcoin già lo scorso anno. Tuttavia, appena oltre il Mar del Giappone, sulla terraferma, la Cina è stata di contro il protagonista principale nella guerra contro Bitcoin. Prima è dunque comparso il divieto di ICO, ora ci sono diverse novità non certo positive per chi si occupa dei servizi di exchange.

Insomma, è difficile – e sarà difficile – trovare una posizione omogenea sulle valute digitali, dinanzi a così tante diverse prese di posizione. E proprio questo è uno dei motivi per cui la regolamentazione è così ardua da organizzare.

Regolamentare è necessario?

In aggiunta a quanto sopra, vige anche la discussione sulla necessità o meno di una regolamentazione, in un ambito che è peraltro la principale caratteristica di Bitcoin. Cercare di regolamentare un panorama che fa della decentralizzazione la sua natura non è infatti agevole e rischia di nuocere alla validità originaria del progetto, fino a deformarlo o costringerlo a cercare altre strade. Cal Evans, noto avvocato internazionale in tecnologia di Londra, ha in tal proposito affermato che “man mano che la criptovaluta cresce, ci sono da superare alcuni gravi problemi di conformità e di regolamentazione a livello internazionale. Questi problemi normativi sono numerosi e dipendono a seconda del Paese in cui si opera. Tuttavia, un problema sembra scivolare sotto il radar più e più volte: il riciclaggio di denaro”.

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