Il cambio euro dollaro sta estendendo la sua parabola discendente verso quota 1,1050 dopo che il sentimento dei consumatori statunitensi ha superato le aspettative, pari a 92 punti: un dato macro che si è inserito nella coda positiva tracciata dalle vendite al dettaglio del Paese nordamericano, che hanno altresì soddisfatto le aspettative. In area euro, intanto, tengono banco le decisioni della BCE.

Analisi tecnica cambio euro dollaro

La coppia EUR/USD ha superato le soglie della media mobile semplice a 50 e a 100 e gode di un momento relativamente positivo, che ha la zona di 1.1095 quale prima resistenza critica, considerato che è la soglia di confluenza della media mobile a 200, e che a fine agosto ha costituito un livello che ha funzionato sia come supporto che come resistenza.

Superata questa linea di resistenza critica vi è una seconda soglia posta più in alto, a 1.1115 EUR/USD. Successivamente, altre linee che nel passato recente hanno fornito buone indicazioni per suppoti e resistenze sono quelle poste a 1.1165, superata la quale si potrebbe puntare a 1.1240 e a 1.1285.

Di contro, il primo sostegno attende il cambio euro dollaro a 1.1070, che ha fornito supporto alla metà del mese di agosto. Il supporto più in basso è collocato a 1.1030, e sotto quota 1.10 troviamo poi i sostegni a 1.0960 e a 1.0927.

Analisi fondamentale cambio euro dollaro

Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, ha convinto un board particolarmente frammentato ad annunciare un nuovo quantitative easing, ovvero il nuovo schema di acquisto di obbligazioni. La BCE inizierà a comprare titoli a un ritmo di 20 miliardi di euro al mese a partire da novembre, ovvero proprio nel mese in cui Mario Draghi lascerà l’Eurotower per far spazio al successore, Christine Lagarde.

Lo schema di quantitative easing è inoltre accompagnato ad un taglio del tasso di 10 punti base: una doppia azione che inizialmente ha spinto il cambio EUR/USD verso il basso. Tuttavia, man mano che la polvere si è depositata, gli investitori hanno guardato in modo diverso alle nuove misure: di fatti, sebbene il programma QE non ha limiti di tempo (cosa che potrebbe tormentare l’euro, in seguito), l’ambito iniziale di 20 miliardi di euro è al limite inferiore delle aspettative. Inoltre, anche la riduzione dei tassi di interesse è stata limitata ed è stata accompagnata da un sistema di graduazione – esenzioni dal tasso negativo per alcune banche – limitandone così l’effetto.

Infine, ma non meno importante, l’istituto con sede a Francoforte ha migliorato il suo invito ai governi a fare di più. Draghi ha ripetutamente affermato che i Paesi che hanno margini per le politiche fiscali potrebbero e dovrebbero agire, e farlo ora. Ha elogiato gli sforzi e il successo della BCE nel creare posti di lavoro e stabilizzare l’economia – anche grazie alla sua promessa di “fare tutto il necessario” per salvare l’euro. E ora, ha rilanciato la palla ai governi.

Insomma, in fin dei conti a Draghi rimane una sola decisione come presidente prima di passare le redini a Christine Lagarde, a novembre. Difficile però che possa giocare questo gettone in maniera importante.

Anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sembra pronto a gettare la spugna nelle sue guerre commerciali con la Cina. Dopo aver rinviato le tariffe sulla Cina – per la seconda volta in un mese – si sta preparando a un’intesa ad interim con la seconda economia più grande del mondo. Un accordo di questo tipo includerebbe la rimozione di alcune delle tariffe e la definizione di impegni cinesi per limitare il furto della proprietà intellettuale.

Accettare concessioni minori da parte di Pechino e la rimozione dei dazi sarebbe un colpo significativo per Washington e soprattutto per Trump. Ma, in fondo, una simile decisione potrebbe essere necessaria per poter evitare una recessione in vista della campagna presidenziale del 2020. Per i mercati, la tregua delle tensioni nel commercio internazionale è una buona notizia. L’attenzione si sposta ora sui dati statunitensi del calendario fondamentale…

 

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