Il cambio euro dollaro ha esteso il suo declino sotto quota 1.100, e nonostante il Consumer Sentiment Index dell’Università del Michigan sia stato rivisto al ribasso a 95,5 punti per il mese di ottobre, c’è l’impressione che il biglietto verde rimanga comunque il più forte. Il cambio EUR/USD ai minimi settimanali potrebbe dunque essere in grado di raggiungere il punto più basso nei prossimi giorni.
Analisi tecnica: supporti e resistenze
Al momento il cambio è intorno a 1.1099, dopo aver toccato i minimi il 24 ottobre. Il suo ostacolo principale, nel trend ribassista, sarebbe il supporto a 1.1044, superati i quali si dovrebbe fare i conti con un altro supporto chiave posto a 1.0925 (il minimo del 3 settembre).
Di contro, se dovesse prendere piede un trend rialzista, il prossimo ostacolo sarebbe a quota 1.1171 (il massimo del 18 ottobre), superato il quale potrebbe esserci un rally rialzista fino alla soglia di 1.1202 EUR/USD.
Analisi fondamentale
L’euro è riuscito a guadagnare l’interesse degli investitori in fase di acquisto dopo che il sondaggio IFO tedesco ha sorpreso i mercati al rialzo per il mese in corso, mostrando un tiepido rimbalzo rispetto alle letture precedenti e consentendo ai trader di valutare la possibilità che il sentiment nell’economia tedesca possa aver raggiunto il fondo, e sia ora destinato a migliorare.
Ad ogni modo, il movimento rialzista non ha avuto un seguito in prossimità della media mobile semplice a 100 giorni intorno a 1.1130, motivando i venditori a tornare sul mercato e costringendo la coppia a scendere ai minimi nell’area sub-1.1100. Oltre all’IFO tedesco, la BCE ha pubblicato la sua Survey of Professional Forecasters (SPF), dove le banche centrali hanno rivisto al ribasso le loro prospettive di inflazione, crescita reale del PIL e disoccupazione.
Lo slancio al rialzo della coppia si era esteso alla regione 1.1180 lunedì, dove ha incontrato una forte resistenza e dove ha innescato una correzione inferiore all’area al di sotto del 1.1100 sulla scia della riunione della BCE. Nonostante il recente rally, il cambio è stato influenzato esclusivamente dalla debolezza del dollaro, mentre le prospettive in Eurolandia rimangono fragili e non fanno altro che giustificare l’atteggiamento monetario “più permissivo a lungo termine” della BCE e la visione ribassista sulla moneta unica almeno nel medio termine.
Inoltre, la possibilità che l’economia tedesca possa scivolare in recessione nel terzo trimestre rimane un rischio palpabile per le prospettive e dovrebbe pesare sull’euro nell’orizzonte a breve/medio termine.
Dunque, almeno per il momento, nei rapporti di forza tra le due valute, il dollaro statunitense sembra da preferire.
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