Il principale indice di Borsa Italiana, il FTSE MIB, ha chiuso la giornata di venerdì con un ribasso piuttosto marcato, perdendo l’1,22% rispetto ai valori precedenti.
La sessione ha preso il via in maniera piuttosto difficile, con un’apertura sotto quota 24.980 punti, per poi peggiorare ulteriormente nel corso della giornata, a 24.773,2 punti, vicino ai minimi di sessione.
La performance ha reso la Borsa di Milano la maglia nera delle principali piazze finanziarie europee.
Analisi tecnica FTSE MIB
Per quanto concerne l’analisi di trend di medio periodo, permangono i segnali positivi, mentre sono di contrazione quelli di breve periodo.
Il principale supporto chiave è oggi posto a 24.538,4 punti, superato il quale si dovranno fare i conti con l’ulteriore supporto posto a quota 24.303,6 punti.
Di contro, sul fronte rialzista, la prima resistenza è oggi posta a 25.242,8 punti, mentre la successiva resistenza è posta a 25.947,2 punti.
Il peso del coronavirus sulla Borsa Italiana
Gli occhi degli analisti sono puntati sulla Borsa Italiana per comprendere come reagirà Piazza Affari dinanzi al peso del coronavirus, considerato che l’Italia è di gran lunga il primo Paese europeo per numero di contagi, con un bollettino che – purtroppo – si aggiorna al rialzo ora dopo ora.
La diffusione del coronavirus e le sue possibili ricadute sull’economia globale hanno dominato la scelta del G20 di questo weekend, e con il FMI che sta facendo i (nuovi) conti con la revisione al ribasso delle proprie stime di crescita del PIL.
E in Italia?
Ora che il virus si sta diffondendo in misura incrementale nel nostro Paese, si stanno diffondendo le prime analisi su quel che potrebbe accadere nel caso in cui le misure straordinarie dovessero farsi… ancora più straordinarie e durature.
Non è un caso che il governo starebbe già lavorando a un decreto legge, in aggiunta a quello sanitario già varato, con incentivi fiscali per le aziende colpite dal virus, e con contributi per la cassa integrazione guadagni. Un decreto che rischia di essere una goccia nell’Oceano: sia sufficiente ricordare le ripercussioni delle società che lavorano con la Cina, quelle che operano nel turismo, nella moda e così via. Valutato poi che da Lombardia e Veneto, le due regioni più colpite, arriva circa il 30% del PIL italiano, le previsioni piuttosto tetre sono presto elaborabili.
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