Anche dopo l’ultima settimana, dalla quale ci attendevamo qualche direzionalità, sembra proprio che il mercato Forex non riesca a trovare la sua strada. Il cambio EUR/USD ha finito poco variato intorno al 1.1850, la sua zona di comfort da inizio settembre.
Diverse banche centrali hanno avuto i loro incontri di politica monetaria in questi giorni, inclusa la Federal Reserve degli Stati Uniti, ma sono state ben lungi dall’essere state particolarmente significative. In effetti, l’impatto della pandemia sulle economie e l’incertezza su cosa ci sarà su quel fronte, hanno indotto i responsabili delle policy monetarie ad assumere un atteggiamento piuttosto vago.
La Federal Reserve statunitense ha in particolar modo rivisto le sue prospettive economiche a breve termine, prevedendo ora un PIL in calo del 3,7% quest’anno, molto meglio del calo del 6,5% previsto a giugno. Il tasso di disoccupazione si attesta ora al 7,6% rispetto al precedente 9,3%. Tuttavia, allo stesso tempo, la Fed si sono impegnati a mantenere i tassi vicino allo zero almeno fino al 2023. La banca centrale ha aggiunto un anno alle sue proiezioni economiche, e il “timoniere” Powell ha osservato che questa “potente” guida in avanti fornirà sostegno all’economia.
Inoltre, la banca centrale ha indicato che gli attuali livelli di QE sono adeguati. Gli economisti si aspettavano che la Fed annunciasse un aumento degli acquisti di obbligazioni, ma invece la Fed ha preferito affermare che è necessario un maggiore sostegno fiscale, passando dunque il cerino al Congresso.
La Fed non è stata l’unica banca centrale che si è trattenuta dal porre in essere novità di intervento. Né la BOJ né la BOE hanno introdotto cambiamenti nella loro politica monetaria, anche se l’ultima ha fatto un po’ di rumore menzionando tassi negativi. Eppure, e ricordando l’annuncio della BCE di un paio di settimane fa, sembra che la sottile intenzione dei banchieri centrali in questi giorni sia quella di evitare che le valute si apprezzino, che potrebbe danneggiare le economie già malconce.
Nel contesto della pandemia, i banchieri centrali hanno adottato misure straordinarie. La crisi permane, e i responsabili politici sono riluttanti ad estendere il QE. Sembra insomma che stiano risparmiando gli ultimi “proiettili” nel caso in cui la tiepida ripresa in corso subisse una battuta d’arresto.
Per quanto attiene il calendario fondamentale, i dati macroeconomici pubblicati in questi giorni indicano per lo più che, nonostante i progressi compiuti, l’attività economica rimane ben al di sotto dei livelli pre-pandemici. Per citare alcuni dei numeri più rilevanti, la produzione industriale europea è migliorata a luglio, ma rispetto all’anno precedente è diminuita del 7,7%. L’inflazione dell’Unione ha subito una contrazione dello 0,2% ad agosto. Negli Stati Uniti, le vendite al dettaglio di agosto hanno registrato un modesto sviluppo dello 0,6%.
La prossima settimana l’attenzione si concentrerà sul presidente della Federal Reserve Jerome Powell, che testimonierà davanti al Congresso. Data la recente riunione della banca centrale, sembra alquanto improbabile che le sue parole possano avere un impatto sulle valute. Inoltre, Markit pubblicherà le stime preliminari di settembre delle sue PMI per gli Stati Uniti e l’UE. Le aspettative del mercato sono di letture simili a quelle finali di agosto. Entro la fine della settimana, l’Ufficio Censimento degli Stati Uniti pubblicherà gli ordini di beni durevoli di agosto, che nel mese sono aumentati dell’1,5%.
Infine, sul fronte dell’analisi tecnica, la coppia EUR/USD termina una seconda settimana consecutiva senza variazioni nella zona di prezzo 1.1840/50. Tuttavia, ha registrato un altro minimo inferiore di 1,1736 e un massimo inferiore a 1,1900. Gli indicatori tecnici si sono stabilizzati bene in terreno positivo, indicando che non c’è interesse per il biglietto verde.
Un livello di supporto immediato è 1,1790, seguito da 1,1695, il più basso del mese di agosto. Tuttavia, il biglietto verde rimane fuori dal favore del mercato e un calo verso quest’ultimo sembra improbabile. Se ciò dovesse accadere, è probabile che intorno ad esso riappaia un forte interesse all’acquisto. Le resistenze, invece, arrivano all’1.1915 e all’1.2011, il top di quest’anno.
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