Il cambio EUR/USD cerca il rimbalzo sotto quota 1,0900, mentre l’umore risk-off rimane a pieno regime a causa dell’escalation del conflitto Russia-Ucraina, che ha mandato i prezzi del petrolio alle stelle. Altre difficoltà potrebbero emergere in seguito alle mosse della BCE, sempre più complicate a causa della super inflazione.
Ciò premesso, nonostante l’ultimo tentativo di recupero, l’indicatore Relative Strength Index (RSI) sul grafico a quattro ore rimane sotto 30 punti, mostrando che la coppia è ancora tecnicamente in ipervenduto. Nel caso in cui la coppia cerchi di estendere la sua correzione, è probabile che incontri la resistenza a 1.0900 (livello psicologico), 1.0950 (livello statico) e 1.1000 (livello psicologico). Al ribasso, il primo target ribassista si allinea a 1.0820 (minimo di 22 mesi) prima di 1.0800 (livello psicologico) e 1.0770 (livello statico).
Da un punto di vista fondamentale, il cambio EUR/USD è sceso al suo livello più debole da maggio 2020 a 1,0820 all’inizio della settimana, ma è comunque riuscito a mettere in scena un modesto rimbalzo durante la sessione europea. Nell’attuale contesto di mercato, tuttavia, è improbabile che l’euro trovi abbastanza richiesta per avviare un recupero esteso contro il biglietto verde.
Le autorità ucraine hanno detto durante il fine settimana che i civili sono morti nel sobborgo di Irpin quando l’esercito russo ha ignorato il cessate il fuoco e ha colpito un punto di evacuazione. Nel frattempo, il Ministero della Difesa del Regno Unito ha detto all’inizio di lunedì che la Russia stava probabilmente prendendo di mira le infrastrutture di comunicazione dell’Ucraina per limitare l’accesso dei cittadini a notizie affidabili. Infine, lo Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina ha notato in una dichiarazione che la Russia stava accumulando risorse per attaccare Kyiv.
Considerato che in apertura di settimana non ci saranno dati macro di particolare rilievo, l’attenzione degli investitori continuerà ad essere improntata sulle novità geopolitiche.
Ricordiamo in questo ambito che dall’inizio della guerra, il biglietto verde ha conservato il suo status di bene rifugio con l’US Dollar Index che è salito al suo livello più forte in 22 mesi vicino a 99,00 lunedì. Purtroppo, gli ultimi sviluppi suggeriscono che una de-escalation della crisi non è affatto in vista e EUR/USD dovrebbe rimanere in svantaggio con il dollaro che mantiene il suo terreno.
Oltre all’avversione al rischio, sull’euro pesano anche le rinnovate aspettative di una svolta dovish nelle prospettive politiche della Banca centrale europea (BCE). Secondo un recente sondaggio della Reuters, la BCE è ampiamente prevista per aspettare fino agli ultimi mesi del 2022 prima di aumentare il suo tasso di politica…
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