Non è una fase semplice per il prezzo del petrolio. Oggi le quotazioni petrolifere (contratto sul Brent) sono in area 76 dollari al barile, stesso livello di ieri. Alla fine della scorsa settimana, però, i prezzi erano addirittura a 74 dollari al barile.
Come si può vedere dal grafico in basso c’è si stata una ripartenza nella nuova Ottava ma il bilancio su base mensile continua ad essere estremamente negativo. In 30 giorni, infatti, il prezzo del Brent è arrivato a perdere quasi il 5 per cento.
Cosa sta succedendo? Come si spiega una flessione di simile portata? Come sempre il timing degli eventi può essere molto utile per dare un senso alle oscillazioni di prezzo. Impossibile non correlare il calo mensile delle quotazioni petrolifere con la crisi che sta investendo il settore bancario. Apparentemente petrolio e banche non hanno nulla in comune ma, come hanno rilevato alcuni analisti, è evidente che le tensioni bancarie stiano andando a rinfocolare i timori per lo scoppio di una forte recessione a livello globale. Ora, la paura di una recessione non è un fatto nuovo (e di fatti il greggio non brillava neppure 2 o 3 mesi) solo che adesso c’è l’aggravante della crisi bancaria.
Insomma è il quadro complessivo degli eventi che non aiuta il prezzo del petrolio.
Poichè i guai non arrivano però mai da soli, ecco che una recente dichiarazione rilasciata dalla Segretaria all’Energia degli Stati Uniti, Jennifer Granholm, ha contribuito a rendere ancora più cupo l’orizzonte. Fondamentalmente la Granholm ha dichiarato che la domanda di petrolio è sempre più minacciata. Inutile dire che la se la domanda di petrolio rischia, allora non si possono immaginare chissà quali pressi per il Brent.
Domanda di petrolio il bilico: l’allarme dagli Usa
Secondo la segretaria all’Energia (che ovviamente cita dai recenti) sta emergendo con sempre maggiore chiarezza la difficoltà di riuscire ad approfittare dei bassi prezzi per colmare la riserva strategica di greggio (SPR). Allo stato attuale dei fatti, non è da escludere che ci possano volere anni per raggiungere questo obiettivo.
Ma riavvolgiamo il nastro degli eventi. Era novembre 2022 quando alcuni funzionari dell’amministrazione Biden affermavano che era loro intenzione riuscire a rifornire la riserva strategica di greggio nel momento in cui prezzo dell’oro nero fosse sceso sotto ai 72 dollari al barile. Obiettivo di questa strategia era ripianare le riserve strategiche di petrolio che, dopo la vendita di ben 180 milioni di barili nel 2022, erano scese ai livelli più bassi dal lontano 1983. Già in quella circostanza la Jennifer Granholm affermò che si sarebbero voluti anni per raggiungere questo traguardo visto che la manutenzione di due dei quattro siti della riserva rendeva difficile comprare petrolio nell’anno in corso. Nonostante questa situazione, però, il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha venduto altri 26 milioni di barili dalla riserva strategica di greggio per contribuire al finanziamento del budget federale. In base agli accordi questa nuova vendita sarà effettuata nel periodo compreso tra il primo aprire e il 20 giugno quindi in tutte le prossime settimane.
In questo contesto, le previsioni sull’andamento della quotazione petrolio non possono che essere prudenziali.
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Comprare adesso CFD Petrolio conviene?
Quella di comprare quando i prezzi di un asset sono bassi è una strategia trading sempre interessante. Teoricamente non ci sono dubbi sui vantaggi di un approccio simile ma si tratta di verificare se, anche dal punto di vista pratico, è conveniente procedere in questa direzione.
Detto questo fare trading sul petrolio ai prezzi attuali conviene o no? Stando a quello che dicono gli analisti di Equita, la situazione che si sta profilando per l Brent potrebbe essere interessante. La sim milanese, infatti, ritiene che le ultime notizie arrivate dagli Usa possano avere conseguenze leggermente negative per il prezzo del petrolio visto che il supporto del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti a circa 70 dollari al barile doveva essere più concreto. Nonostante questo, però, gli analisti ritengono che i fondamentali del greggio siano abbastanza solidi. Quindi la precedente indicazione fornita dalla stessa sim del greggio a 80 dollari al barile per il 2023 potrebbe alla fine rivelarsi anche conservativa. In altre parole c’è spazio per una crescita delle quotazioni petrolifere anche sopra gli 80 dollari al barile.
Rapportato alla domanda che ci siamo posti in questo paragrafo, comprare petrolio adesso potrebbe convenire per poi speculare sull’andamento futuro dei prezzi. Ovviamente non si tratta di acquistare barili reali di greggio ma di investire sulle quotazione attraverso strumento derivati come i CFD. Scegliendo il broker eToro è possibile avere subito un conto demo gratuito da 100mila euro virtuali per fare pratica senza rischi.
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