L’investimento azionario è un’opzione remunerativa a lungo termine, in grado di offrire un guadagno in due modi:

  • capital gain
  • dividendo.

Il dividendo rappresenta la parte di utili che un’azienda decide di distribuire ai propri azionisti come remunerazione del capitale investito.

La distribuzione degli utili avviene a discrezione dell’assemblea dei soci, che può scegliere di reinvestire gli utili nell’esercizio successivo. In alcuni casi, le azioni privilegiate o risparmio garantiscono un diritto al dividendo, a prescindere dalla decisione dell’assemblea.

Come funzionano i dividendi?

un grafico finanziario che indica con una freccia in evidenza un andamento rialzista

In termini contabili, il dividendo è la differenza tra il totale degli utili conseguiti e gli utili destinati alle riserve societarie.

Per capire meglio il meccanismo, prendiamo in considerazione l’esempio di una società immaginaria, la Taldeitali SpA. Il capitale sociale della società è di un milione di euro, divisi in 200mila azioni dal valore nominale di 5 euro ciascuna.

Nel corso dell’anno contabile, la società realizza un profitto di 25mila euro e decide di distribuirne 12mila agli azionisti. Il dividendo che ne consegue è di 0,06 euro per ogni azione posseduta, ottenuto dividendo l’utile destinato alla distribuzione per il totale delle azioni.

Il diritto al dividendo per le azioni privilegiate e risparmio

Alcune categorie di azioni, come quelle privilegiate o risparmio, incorporano un diritto al dividendo. Questo diritto è previsto in quanto queste azioni hanno limitazioni dei diritti amministrativi, come il diritto di voto.

Lo statuto della società può prevedere che chi possiede questo tipo di azioni abbia diritto a ricevere un dividendo minimo se l’esercizio si chiude in utile. In questo caso, l’importo del dividendo e la sua cumulabilità a fronte del mancato pagamento possono essere stabiliti dallo statuto.

Il record dei dividendi nel 2022

Nonostante la crisi energetica, la flessione degli utili delle società minerarie, i problemi del trasporto merci e i programmi di rafforzamento delle banche, il 2022 è stato un anno record per i dividendi.

Questo significa che molte aziende hanno deciso di distribuire una parte dei loro utili agli azionisti. Tuttavia, questo non significa che tutti gli investimenti azionari siano sempre redditizi, poiché la distribuzione dei dividendi avviene a discrezione dell’assemblea dei soci e può essere influenzata da vari fattori.

Il significato di “staccare” nel mondo degli investimenti

La parola “staccare” è spesso utilizzata nel mondo degli investimenti per indicare la data di stacco, cioè il giorno in cui viene determinato il diritto del possessore di azioni di ricevere il dividendo.

In passato, prima dell’era digitale, l’azione era rappresentata da un certificato cartaceo a cui era allegato un tagliando o cedola. Quando era il momento di incassare il dividendo, il tagliando veniva letteralmente staccato. Con l’avvento della digitalizzazione e della dematerializzazione dei supporti, i termini “cedola” e “stacco” sono stati mantenuti nell’uso comune.

La data di stacco è importante per gli investitori perché determina chi ha il diritto di ricevere il dividendo. Il periodo tra la data di stacco e il pagamento del dividendo viene chiamato “ex dividendo”.

In questo periodo, chi acquista le azioni non ha diritto a ricevere il dividendo, che viene invece percepito dal proprietario precedente. Il concetto di stacco, quindi, ha ancora un ruolo importante nell’investimento in azioni, anche se il processo è diventato più digitale.

Il trattamento fiscale dei dividendi

La Legge di Bilancio 2018 ha uniformato il trattamento fiscale delle partecipazioni qualificate e non qualificate. Le partecipazioni qualificate sono quelle che superano complessivamente una certa soglia di diritti di voto esercitabili nell’assemblea ordinaria o del capitale o patrimonio, mentre le partecipazioni non qualificate non superano queste soglie.

Prima della Legge di Bilancio 2018, la ritenuta a titolo d’imposta del 26% applicabile ai dividendi riguardava solo le partecipazioni non qualificate. Con l’entrata in vigore della legge, la ritenuta del 26% viene applicata a tutti i dividendi, sia alle partecipazioni qualificate che a quelle non qualificate.

Questa uniformità nel trattamento fiscale mira a semplificare la comprensione e l’applicazione delle regole fiscali per gli investitori.

Dividend yield, la bussola dei dividendi

Il valore del dividend yield può offrire indicazioni importanti nella scelta di un’azione da acquistare, ma non deve essere l’unico elemento preso in considerazione.

Infatti, un alto dividend yield può anche essere indicativo di un’azienda che sta distribuendo troppi profitti e che potrebbe avere difficoltà a sostenere i dividendi in futuro. Inoltre, il dividend yield non considera la crescita futura dei profitti dell’azienda e quindi non tiene conto del potenziale di apprezzamento del prezzo delle azioni.

Per questo motivo, è importante fare un’analisi approfondita dell’azienda, considerando fattori come la solidità finanziaria, la crescita dei profitti, la posizione sul mercato e la strategia di sviluppo a lungo termine.

È inoltre fondamentale tenere in considerazione gli andamenti macroeconomici e le dinamiche del settore in cui l’azienda opera, per valutare le prospettive future dell’investimento.

Investire con la bussola dei dividendi può essere un valido approccio, ma è sempre consigliabile affidarsi a un consulente finanziario qualificato per prendere decisioni di investimento informate e ponderate, che tengano conto di tutti gli elementi rilevanti.

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