Quasi stupisce vedere le azioni Ferrari scambiare sotto ai 380 euro quando un mese fa (era fine febbraio) quotavano sopra i 480 dollari. Praticamente nell’arco di quattro settimane la Rossa di Maranello ha lasciato sul parterre oltre 100 euro per un ribasso mensile di quasi il 22 per cento. Dinanzi ad una simile contrazione è inevitabile che anche la performance annua della quotata, fino a un mese fa a dir poco esuberante, ora sia tinta di rosso. Come si può vedere dal grafico in basso, Ferrari si è deprezzata del 7 per cento nell’ultimo anno.

Auto Ferrari di lusso e grafico ribassista
Azioni Ferrari a picco – MeteoFinanza.com

Alla base del crollo delle azioni Ferrari ci sono sia fattori di ordine tecnico che elementi di analisi fondamentale. Lato tecnico è innegabile che quegli oltre 480 euro raggiunti alla fine di febbraio fossero semplicemente insostenibili e che quindi i realizzi fossero solo questione di tempo. Il problema è che al naturale ritracciamento successivo ad un rally così profondo si è affiancato il nervosismo per i dazi americani. Risultato della combinazione tra i due fattori è stato il mix che portato ogni singola azione Ferrari a perdere 100 euro di valore (dinamica che, inevitabilmente, si è poi tradotta in una contrazione della stessa market cap della Rossa).

Quando un titolo crolla così tanto, molti investitori scappano in modo disordinato. Il realtà ogni crollo può essere potenzialmente un’occasione di acquisto a prezzi agevolati. E’ inutile girarci attorno perchè chi oggi dovesse comprare azioni Ferrari le pagherebbe 100 euro di meno rispetto a un mese fa. Il rovescio della medaglia è che non sta scritto da nessuna parte che possa esserci un rialzo. In linea di principio, infatti, il calo può anche proseguire. Proprio perchè c’è incertezza sugli scenari, forse torna meglio operare con strumenti derivati come i CFD (ora proposti anche da Eightcap) piuttosto che comprare azioni reali.

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Prospettive delle azioni Ferrari dopo il crollo del settore automotive

Per provare a capire quali possono essere le prospettive di Ferrari va tenuta in considerazione la specificità della casa di Maranello. Ferrati è di certo una casa automobilistica ma è anche una società del settore lusso con modelli auto unici prodotti per un target di clientela molto alto che non si fa minimamente condizionare da eventuali aumenti di prezzo.

Premesso questo, come tutte le case automobilistiche, Ferrari sta scontando l’introduzione di dazi al 25 per cento sulle auto prodotte all’estero e poi importate negli Stati Uniti. Le nuove tariffe commerciali dovrebbero entrare in vigore dal 2 aprile, salvo colpi di scena a cui Donald Trump ha spesso abituato visto che i suoi dazi sono un modo per ottenere altro.

Attualmente la componente del fatturato di Ferrari generata negli Usa non è così significativa come si può pensare. Ferrari ottiene circa il 30 per cento dei suoi ricavi dall’Asia ma il peso americano è molto più basso. Se a ciò si aggiunge il fatto che, come accennavamo in precedenza, la Rossa è anche lusso e che chi compra il lusso tende a volerlo a prescindere da quello che è poi chiamato a pagare, se ne deduce che l’entità del crollo subito dal titolo di Maranello nell’ultimo mese, sia quantomeno eccessiva.

Da sempre Ferrari può vantare una clientela, oltre che abbiente, anche molto fidelizzata che difficilmente rinuncerà a comprare le Rosse preferite.

Con il ritracciamento dei prezzi registrato nell’ultimo mese, le azioni Ferrari diventano anzi molto convenienti.

Del resto al crollo delle azioni Ferrari avvenuto nell’ultimo mese non è seguito un riallineamento delle valutazioni da parte degli analisti. I soli ad esprimersi a marzo sono stati gli esperti di Bank of America ML che addirittura hanno confermato il rating buy alzando il target price fino a 542,5 euro, una valutazione che nel raffronto con quelle che sono le attuali quotazioni di Ferrari, implica un enorme potenziale di upside.

Un’indicazione che come minimo rassicura i trader che volessero entrare sul titolo cavalcando proprio i prezzi bassi.

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