Sul finire della settimana il cambio euro dollaro è stato scambiato al di sopra di quota 1,0850, in aumento rispetto alla parte centrale della settimana. Il motivo di tale evoluzione è legata agli sviluppi in ambito coronavirus, con una parte del mondo (principalmente, il vecchio Continente) che sta dando segnali di rallentamento dell’epidemia. Inoltre, il farmaco Remdesivir di Gilead ha mostrato qualche segno piuttosto promettente per la cura dei pazienti affetti da COVID-19.
Analisi tecnica cambio euro dollaro
Da un punto di vista meramente tecnico, la pausa al di sotto di una linea di tendenza ascendente a breve termine sembra ora aver spostato la tendenza a breve termine a favore dei trader ribassisti. Tuttavia, sarà meglio attendere qualche successivo segnale di debolezza al di sotto della regione 1.0810 – 1.0800 prima di posizionarsi per qualsiasi ulteriore mossa di deprezzamento e aprire posizioni short. La coppia potrebbe quindi accelerare lo slittamento verso i minimi mensili, intorno alla regione 1,0770 – 65, al di sotto della quale la traiettoria discendente potrebbe essere ulteriormente estesa verso i livelli inferiori a 1,0700.
Di contro, dal lato opposto, ogni successivo recupero potrebbe ora scontrarsi con la resistenza più significativa posta a 1,0900. Detto questo, una rottura convincente di tale resistenza potrebbe indurre a breve termine una mossa di copertura, per aiutare la coppia a compiere un nuovo tentativo verso il recupero verso la soglia psicologica di 1.10, che coincide con la media mobile semplice a 50 giorni, e che dovrebbe fungere da punto cardine per la prossima tappa di una evoluzione direzionale della coppia.
Analisi fondamentale cambio euro dollaro
Il cambio euro dollaro rimane sotto discreta pressione di vendita, scendendo ai minimi di una settimana e mezza, con qualche acquisto successivo di dollari. Le preoccupazioni per l’impatto economico della pandemia di coronavirus hanno generato i prevedibili benefici per il dollaro, in qualità di valuta di riserva globale.
Certo è che i dati macro statunitensi hanno ulteriormente illustrato la gravità del crollo dell’attività economica globale e hanno costretto gli investitori a rifugiarsi nel safe haven valutario per eccellenza: le vendite al dettaglio in profondo calo, le richieste iniziali di sussidi per la disoccupazione negli Stati Uniti arrivate a 5,25 milioni nella settimana che si è conclusa l’11 aprile, il Philly Fed Manufacturing Index sceso a -56,6 per il mese di aprile rispetto al precedente -12,7 e l’Housing Starts sceso del 22,3% a marzo, sono solamente il preambolo di quel che potrebbe avvenire nelle prossime sessioni.
Per quanto attiene l’euro, la valuta unica europea è stata ulteriormente appesantita dalle speculazioni secondo cui l’area della moneta comune sta affrontando rischi sempre maggiori verso una grave recessione: una condizione che ha ulteriormente contribuito allo slittamento di ritracciamento della coppia dai massimi di due settimane fissati mercoledì scorso.
La coppia è infatti scesa al suo livello più basso dal 7 aprile, anche se è riuscita a trovare un po’ di supporto in anticipo rispetto alla cifra tonda di 1,0800 e ha poi cercato di riprendere quota, nel bel mezzo di un’inversione di tendenza nel sentimento di rischio globale.
Ricordiamo infine che il presidente americano Donald Trump giovedì ha accennato alla riapertura dell’economia statunitense, aumentando la fiducia degli investitori.
Una mano d’aiuto è stata data anche dal comparto farmaceutico. Secondo alcune anticipazioni, gli studi clinici di Gilead Sciences sul suo farmaco antivirale remdesivir hanno mostrato risultati promettenti nel trattamento dei sintomi associati al virus. Gli sviluppi relativi alla saga del coronavirus potrebbero continuare a svolgere un ruolo chiave nell’influenzare il più ampio sentimento di rischio del mercato e produrre alcune significative opportunità di trading.
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