Il cambio euro dollaro ha raggiunto un massimo da due anni a questa parte a quota 1,1965 nel corso della scorsa settimana, ma è poi retrocesso, terminando le negoziazioni intorno a 1,1760. Il biglietto verde ha iniziato la settimana cedendo terreno, cambiando poi rotta mercoledì dopo aver raggiunto nuovi minimi contro i suoi principali rivali.
Le preoccupazioni della Federal Reserve
Ma che cosa è accaduto mercoledì? A metà settimana la Federal Reserve ha pubblicato il verbale della sua ultima riunione che in effetti, ha colto nel segno il mercato: i policy maker Fed hanno infatti espresso le loro preoccupazioni per una ripresa economica alla luce dei crescenti casi di coronavirus.
Nel verbale si legge come l’attuale crisi della sanità pubblica peserà pesantemente sull’attività economica, sull’occupazione e sull’inflazione a breve termine. Nel dossier si legge poi che fornire una guideline per il futuro sarebbe appropriato a un certo punto, e hanno respinto il controllo della curva dei rendimenti, dicendo che i limiti di rendimento e gli obiettivi di rendimento fornirebbero probabilmente solo modesti benefici nell’ambiente attuale.
Dalla pubblicazione del verbale i listini azionari hanno subito un evidente peso, generando nuove pressioni alla vendita. La valuta statunitense ha beneficiato solo in parte dell’ambiente avverso al rischio, ma è stata anche in grado di trarre profitto, in mezzo alle estreme condizioni di ipervenduto del dollaro.
Il calo è poi accelerato nella giornata di venerdì, poiché non solo la domanda di biglietto verde è rimasta forte, ma i dati dell’UE hanno tradito le aspettative. Secondo le stime preliminari, la crescita economica dell’Unione Europea ha “perso slancio”. Per Markit il PMI manifatturiero per il periodo citato si è contratto a 51,6 dal 54,9 di luglio, un minimo di due mesi, mentre la produzione di servizi è scesa a 50,1 dal 54,7. Il flash IHS Markit Eurozone Composite PMI ha registrato 51,6, in calo rispetto alla lettura del 54,9 di luglio. I dati USA, invece, hanno superato le aspettative, con la produzione di servizi che è salita a 54,8 da 50 e il PMI manifatturiero che è migliorato a 53,6 da 50,9.
Il coronavirus
Nel frattempo, la diffusione del coronavirus è in aumento in tutta Europa. La maggior parte dei Paesi sta segnalando un aumento del numero tra il 50% e il 70% rispetto a una settimana fa, e molti stanno raggiungendo i livelli di contagio giornalieri raggiunto nell’ultimo mese di aprile.
Negli Stati Uniti, il numero di casi giornalieri è stato in media di 47.300 al giorno, in calo rispetto alla media di 67.300 di un mese fa. Anche il numero di morti è diminuito, probabilmente a causa del fatto che il virus sta ora colpendo i più giovani.
Tuttavia, il numero globale di casi totali si avvicina ai 23 milioni, mentre il numero totale di morti è superiore a 797 mila. Finora i governi hanno evitato di imporre nuovi blocchi, ma le probabilità che lo facciano continuano a crescere (il che – a sua volta – significa un percorso più lungo verso la ripresa economica).
La prossima settimana
La prossima settimana non sembra iniziare con tanti dati utili, considerato che non ci saranno comunicati macroeconomici rilevanti fino a mercoledì prossimo, quando gli Stati Uniti pubblicheranno gli ordini di beni durevoli di luglio.
Giovedì, gli USA pubblicheranno la seconda stima del PIL del secondo trimestre, mentre Powell, il numero 1 della Federal Reserve statunitense, terrà un discorso. Entro la fine della settimana verranno pubblicate le letture finali dell’indice del sentimento dei consumatori del Michigan di agosto, e il reddito personale e della spesa personale per il mese di luglio, inclusa l’inflazione di base PCE.
Previsioni analisi tecnica EUR/USD
L’ultimo calo di circa 200 pips in EUR/USD potrebbe essere visto come una correzione dovuta. Attualmente il primo livello di supporto rilevante continua ad essere 1,1710, seguito da un altro supporto posto a 1,1657. Una chiusura al di sotto di quest’ultimo livello potrebbe vedere la coppia estendere il suo calo verso la zona di prezzo di 1.1500/40. Le resistenze, invece, sono poste a 1,1870, e quindi a 1,1965, massimo dell’anno.
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