Come stimato la scorsa settimana, la forza della valuta unica europea non è durata a lungo. La coppia EUR/USD ha ripreso a scendere negli scorsi giorni, superando la soglia di 1,0800 entro la fine della scorsa settimana. La volatilità è rimasta elevata, anche se lontana dai livelli delle settimane precedenti. La pandemia di coronavirus, invece, ha continuato a peggiorare, con un numero di casi globali superiore a 1 milione e un numero di morti superiore a 50.000. Il sentimento dei mercati ora oscilla tra la paura e la rassegnazione, senza alcun ottimismo sul breve termine. Gli Stati Uniti sono ora il Paese con il maggior numero di casi, seguiti da Spagna e Italia.
In questo scenario, le banche centrali sono rimaste più in disparte di quanto ci si sarebbe atteso, ed è questo – probabilmente – il motivo per cui la volatilità è stata inferiore. I colpi più forti sono già stati sparati, e i politici sono in attesa di vedere se questo sarà sufficiente, in uno scenario piuttosto improbabile.
La pandemia da coronavirus è ancora l’evento protagonista
Gli effetti della pandemia da COVID-19 sulla crescita economica hanno continuato a manifestarsi. Secondo Markit, la produzione aziendale nell’UE è stata peggiore di quanto inizialmente stimato, in quanto le PMI manifatturiere dell’Unione europea e le PMI dei servizi sono state riviste al ribasso. I dati statunitensi sono stati altrettanto scoraggianti, in quanto, nonostante le cifre siano state migliori del previsto, i numeri hanno pur sempre indicato una contrazione economica. L’ISM Manufacturing PMI ufficiale statunitense di marzo ha sorpreso per il rialzo con 49,1 punti, mentre l’ISM Services PMI è arrivato a 52,5 punti, molto meglio dei 44 punti previsti.
Di contro, il dossier sulle buste paga è stato molto negativo. L’economia statunitense ha perso 701.000 posizioni a marzo, mentre il tasso di disoccupazione è salito dal 3,4% al 4,4%. E questo non riflette pienamente la situazione, in quanto i dati sono stati raccolti almeno 10 giorni prima della fine del mese, senza riflettere l’ondata imponente di richieste di disoccupazione settimanali. Inoltre, quasi tutti i dati sono stati raccolti prima che gli Stati Uniti emettessero gli ordini di lockdown, in modo più o meno convinto.
In tale ambito, però, i tori del dollaro hanno prevalso. Il biglietto verde ha continuato ad apprezzarsi anche nonostante tali dati, poiché l’alto grado di incertezza legato alla pandemia ha messo tutto in ombra. Inoltre, gli operatori del mercato sono già a conoscenza del fatto che i dati di aprile saranno ancora peggiori.
La parola passa alle banche centrali
Per i prossimi giorni, l’attenzione rimarrà concentrata sugli sviluppi dell’epidemia di coronavirus. Ci sono alcune lievi speranze che arrivano dall’Italia e dalla Spagna, dove la curva dei contagi ha iniziato ad appiattirsi, anche se il miglioramento è minimo e il costo in termini di vite umane è estremamente elevato. Chi spera di trovare presto una soluzione a questo caos potrebbe rimanere deluso. Non saranno solo un “paio” di settimane difficili, come ha detto il presidente americano Trump, ma ci vorrà molto più tempo perché le economie si rimettano in moto.
Gli eventi più importanti della prossima settimana saranno i verbali della riunione del FOMC e la riunione della BCE sulla politica monetaria, poiché ogni indizio sulle azioni future o una valutazione dell’ultima decisione potrebbe influenzare il mercato. Il resto dei numeri macroeconomici passerà probabilmente inosservato, anche se contribuirà a costruire il quadro complessivo delle principali economie. La Germania rilascerà gli ordini di fabbrica e la produzione industriale, entrambi per febbraio, mentre gli Stati Uniti pubblicheranno i dati sull’inflazione di marzo.
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