Negli ultimi giorni della scorsa settimana il mercato è stato dominato da una ripresa dell’avversione al rischio, e il biglietto verde è sceso rapidamente. All’inizio della settimana, il dollaro americano aveva raggiunto i nuovi massimi di 2021 contro la valuta unica europea, e il cambio EUR/USD aveva toccato il fondo mercoledì a 1,1185. Per tutta la prima metà della settimana, gli operatori di mercato si sono preoccupati dell’inflazione ostinatamente alta, valutando le possibili contromisure – riduzione del QE e aumento dei tassi – che le banche centrali potrebbero dover prendere.
Quindi, le preoccupazioni hanno iniziato ad essere sostenute dai dati macroeconomici, considerato che le stime preliminari dei PMI Markit di novembre hanno indicato che, nell’UE, la ripresa è stata accompagnata da un marcato aumento delle pressioni inflazionistiche durante il mese, con costi e prezzi di vendita in aumento a tassi record. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti hanno riferito che la lettura dell’indice dei prezzi delle spese per i consumi personali è salito al 4,1% a/a, il più alto in tre decenni. L’inflazione core PCE è la misura preferita dalla Federal Reserve quando si tratta di prendere decisioni di politica monetaria.
Ciononostante, i policy maker sono stati piuttosto cauti, anche se i verbali della riunione di novembre della Fed, rilasciati mercoledì, hanno mostrato che molti partecipanti erano dell’opinione che i prezzi elevati potrebbero diventare più persistenti e che la banca centrale dovrebbe essere pronta a diminuire ulteriormente se necessario.
D’altra parte, i verbali di politica monetaria della Banca Centrale Europea hanno mostrato che la BCE non ha fretta di cambiare la sua politica monetaria. Il documento ha ribadito che gli acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di emergenza pandemico (PEPP) potrebbero terminare entro marzo 2022 e che le decisioni di politica monetaria devono essere guidate dai dati.
I banchieri centrali sembrano rincorrere l’inflazione, e gli operatori di mercato temono la flessione economica derivante dal fatto che i politici facciano troppo poco e troppo tardi.
Preoccupa la variante Omicron nello sviluppo della pandemia
Gli Stati Uniti hanno celebrato il giorno del Ringraziamento giovedì scorso tenendo chiusi i mercati, e contribuendo così a mantenere i cambi principali entro livelli contenuti, con il biglietto verde vicino ai suoi massimi plurimensili. Il sentimento del mercato ha preso tuttavia una svolta in peggio giovedì, con la notizia che una nuova variante di coronavirus trovata in Sudafrica potrebbe mettere in crisi i piani anti-pandemici, e sollevando il timore che possa eludere la risposta immunitaria.
Il cambio coppia EUR/USD è dunque salito fino a 1,1294 venerdì e ha cercato di chiudere la settimana una manciata di pip sotto quel massimo. La notizia era peraltro arrivata mentre l’Europa lotta per contenere una nuova ondata di infezione, e mentre diversi Paesi hanno annunciato misure restrittive per contenere la diffusione. Di conseguenza, i futures di Wall Street sono crollati, con il DJIA che ha perso oltre 800 punti prima dell’apertura, tra i timori di un rallentamento più forte della ripresa economica. D’altra parte, i rendimenti del Tesoro USA sono calati in modo deciso, con la scadenza a 10 anni che ha raggiunto l’1,50% dopo aver sfiorato l’1,70% a metà settimana.
L’incertezza legata all’inazione delle banche centrali e il modo in cui la pandemia continuerà a influenzare le economie, probabilmente manterranno i mercati in modalità risk-off la prossima settimana, in quanto è probabile che entrambi prendano il loro pedaggio sul progresso economico per gli anni a venire.
Ricordiamo in merito che La prima settimana di dicembre porterà aggiornamenti sull’inflazione europea, dato che l’UE pubblicherà la stima preliminare dei dati sull’inflazione di novembre con l’indice dei prezzi al consumo core previsto all’1,9% a/a dal 2% del mese precedente. La Germania riporterà le vendite al dettaglio di ottobre, mentre Markit rilascerà le letture finali del suo PMI di novembre per l’Unione.
Negli Stati Uniti, l’attenzione si concentrerà invece sui dati ufficiali dell’ISM PMI di novembre e sull’occupazione, mentre il paese pubblicherà venerdì il dossier sui salari non agricoli di novembre. Gli Stati Uniti hanno aggiunto 531.000 nuovi posti di lavoro a ottobre, e una cifra simile dovrebbe suggerire un’ulteriore azione da parte della Federal Reserve.
Analisi tecnica EUR/USD
Passando poi all’analisi tecnica, il cambio EUR/USD ha contenuto le sue perdite settimanali scambiando appena davanti al livello di 1,1300. I grafici mostrano come la coppia potrebbe riprendere il suo declino.
Il livello di supporto immediato è la cifra di 1,1200, seguita dalla zona di prezzo di 1,1160, dove la coppia ha toccato il fondo nel giugno 2020. Una rottura al di sotto di quest’ultima dovrebbe aprire la porta per un test della soglia psicologica di 1,1000.
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