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Criptovalute

Il mercato delle criptovalute è in rapida ascesa. Sempre più trader decidono di investire in criptovalute tramite il trading online. E sempre più italiani si interessano più in generale al mondo delle criptovalute.

Criptovalute: cosa sono e quali sono

Il mercato delle criptovalute è in rapida ascesa. Sempre più trader decidono di investire in criptovalute tramite il trading online. E sempre più italiani si interessano più in generale al mondo delle criptovalute.

Ma cosa sono le criptovalute? Come investire in criptovalute e su quali conviene, dato che ve ne sono davvero tante al giorno d’oggi in circolazione? Ed inoltre, le criptovalute sono sicure?

Domande a cui daremo esaustive risposte nella nostra guida completa sulle criptovalute. Non fatevi ingannare dalle apparenze: capire come usare le criptovalute non è difficile, sia che vogliate usarle per comprare online, sia che vogliate usarle per investire. Se vuoi conoscere il loro prezzo puoi consultare la nostra sezione dedicata alla loro quotazione delle criptovalute in tempo reale.

Se invece vuoi investire sull’andamento del loro prezzo o vuoi comprare criptovalute per averle in un wallet potresti valutare eToro, che ti offre l’opportunità di iniziare con un conto demo gratuito da 100.000$ virtuali, utili per fare test sulla piattaforma e soprattutto provare il trading di criptovalute.

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Proseguiamo la nostra guida spiegandoti cos’è una criptovaluta.

Che cos’è una criptovaluta

Il termine criptovaluta ormai è entrato nel vocabolario della maggior parte degli italiani. Così come il mercato delle criptovalute è ormai conosciuto dalla maggior parte dei trader che operano online.

Per spiegare che cos’è una criptovaluta in parole povere, si può dire che le criptovalute vengono utilizzate sia come monete di scambio e acquisto online, sia come asset su cui investire tramite il trading. Per esempio, la più famosa criptovaluta, ovvero il Bitcoin, è arrivata a toccare anche quota $20.000 sul finire del 2017.

Le criptovalute sono quindi valute digitali, le quali però hanno grosse differenze rispetto alle normali valute nazionali. Ecco le principali:

  • Sistema decentralizzato: al contrario delle normali valute, non esiste una banca centrale che si occupa di “stampare” il denaro, controllarne il flusso, e così via.
  • Anonimato: molte criptovalute riescono a garantire un alto livello di anonimato negli scambi che avvengono tra utenti, anche per acquisti e vendite.
  • Numero limitato: la maggior parte delle criptovalute ha un numero “limitato” di moneta che può essere “prodotta”.
  • Sicurezza: le transazioni che avvengono con le criptovalute sono sicura in tutto e per tutto, proprio per il particolare network sul quale avvengono (come spiegheremo nei paragrafi seguenti).
  • Solo online: le criptovalute, nonostante abbiano un valore e possano essere usate per fare acquisti, non hanno una controparte “fisica”. Ovvero, non esistono banconote o monete relative alle criptovalute, perché tutte le transazioni avvengono online (possono comunque anche essere usate per fare acquisti dentro negozi o ritirare soldi al bancomat).

Infatti, le criptovalute vengono “tenute” all’interno di portafogli elettronici, chiamati “wallet“. Sono molte le persone che decidono di approcciarsi al mondo delle criptovalute magari per fare trading su criptovalute, speculando e guadagnando sulle variazioni di valore di queste monete virtuali.

Altre invece lo fanno per fare mining di criptovalute, un’attività che permette di guadagnare queste criptovalute senza acquistarle direttamente (argomento che spiegheremo in dettaglio nei paragrafi successivi), per poi magari rivenderle in un momento successivo.

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Storia delle Criptovalute

Quando si parla del mercato delle criptovalute e di queste nuove “monete digitali”, in pochi sanno realmente tutta la storia che si cela dietro lo sviluppo ed il successivo “boom” di utilizzo delle criptovalute. Perché in realtà, il concetto dietro il funzionamento delle criptovalute non è così recente come spesso si pensa.

Infatti per essere precisi, i concetti tecnici dietro il funzionamento delle criptovalute già esistevano negli anni 80′. David Chaum proprio durante quegli anni inventò un algoritmo che rimarrà poi alla base dei metodi di crittografia moderni per internet. L’algoritmo in questione permetteva lo scambio di informazioni tra due parti, in modo sicuro e senza che tali informazioni potessero essere alterate durante lo scambio.

criptovaluta significato

Ed è proprio lui che, dopo essersi trasferito nei Paesi Bassi, decise di fondare “DigiCash”, insieme ad un gruppo di appassionati di criptovalute. DigiCash si occupava di produrre proprio una criptovaluta, venduta poi a privati che potevano utilizzarla per scambi ed acquisti.

La differenza principale tra le criptovalute di oggi e DigiCash, era il fatto che quest’ultimo non era “decentralizzato”. Ovvero, DigiCash aveva il monopolio sulla criptovaluta: la produceva e controllava, proprio come una banca “normale”. Il destino per DigiCash però non fu uno dei migliori.

Le autorità finanziarie dei Paesi Bassi non hanno visto di buon’occhio il tentativo di DigiCash di creare una valuta alternativa a quella nazionale, spendibile su internet. Per tal motivo, DigiCash fu costretta a vendere la propria criptovaluta solo a banche ed istituti finanziari, non più ai singoli privati.

Un cambio di rotta così drastico ed il relativo taglio al potenziale bacino di utenza, portò DigiCash al fallimento ad inizio anni 90′. Anche perché la stessa DigiCash rifiutò un accordo con la Microsoft, la quale avrebbe voluto implementare la criptovaluta sui propri sistemi per permettere agli utenti Windows di effettuare acquisti.

Dopo il fiasco di DigiCash, la maggior parte dello sviluppo in ambito transazioni sul web, avvenne principalmente per canali tradizionali: a fine anni 90′ nasce PayPal, che diventerà negli anni successivi società leader nel settore dei pagamenti digitali e trasferimento di denaro tra utenti.

storia criptovalute

Nello stesso periodo però vi è da menzionare “e-gold”, società con sede in Florida (USA), che si occupava di rivendere la propria criptovaluta. La società si occupava di comprare oro dagli utenti, che potevano inviargli anche vecchi gioielli, monete, bigiotteria e più in generale qualsiasi cosa fatta d’oro.

In cambio dell’acquisto dell’oro, la società forniva agli utenti la propria criptovaluta, ovvero l’e-gold. Gli utenti potevano così usare l’e-gold per:

  • Fare scambi con altri utenti
  • Comprare dell’oro vero
  • Rivendere i propri e-gold in cambio di dollari

A inizio 2000, e-gold aveva un grande seguito negli USA: erano milioni gli utenti attivi e la piattaforma di e-gold gestiva transazioni che ammontavano a miliardi di dollari all’anno. Poi però, arrivò il declino.

E-gold divenne facile target per gli hacker e altri malintenzionati. Molte erano le truffe che giravano intorno agli e-gold, specie quelle basate sul phishing per rubare i dati di accesso agli account e-gold. E dall’altro lato, la piattaforma e-gold non era proprio “impenetrabile” e i sistemi di sicurezza venivano spesso aggirati, facilitando quindi il compito dei truffatori.

Dal 2005 l’attività di e-gold si era ridotta all’osso, e molti erano i dubbi riguardo alla legalità alle transazioni effettuate con e-gold. Spesso gli e-gold venivano usati per mettere in atto truffe in stile Schema Ponzi, oppure per riciclare denaro. Nel 2009 anche e-gold chiuse i battenti una volta per tutte.

bitcoin

Ed è proprio nel 2009 che la più importante criptovaluta al mondo, i bitcoin, iniziò a diffondersi. Satoshi Nakamoto è lo pseudonimo dell’inventore, o gruppo di inventori, di questa criptovaluta. Lo scopo di Satoshi non era proprio quello di inventare una criptovaluta vera e propria, bensì di inventare un “denaro digitale”, obiettivo che in molti avevano provato a raggiungere senza successo.

Satoshi pianificò questo suo sistema in tal modo che potesse funzionare in maniera decentralizzata, dato che tutti i sistemi centralizzati precedentemente creati erano sempre falliti. Questa sua invenzione, che in molti ritenevano impossibile, segnò la nascita delle criptovalute come oggi le conosciamo.

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Come funziona una criptovaluta

Ok, quindi le criptovalute sono basate su un sistema decentralizzato. Ma come funziona esattamente questo sistema? Come funziona una criptovaluta?  Seguendoci passo per passo, spiegheremo il funzionamento di una criptovaluta in maniera comprensibile e alla portata di tutti. Perché in fondo le criptovalute non sono così poi difficili da comprendere.

Se riduciamo proprio all’osso la definizione delle criptovalute, possiamo dire che non sono altro che delle “voci all’interno di un database che non possono essere cambiate se non sotto specifiche condizioni“. Spieghiamo ciò nel dettaglio.

Per essere un sistema decentralizzato, le criptovalute si basano su un vero e proprio network di computer (chiamati “nodi”). Ogni computer connesso al network per fare le transazioni ha un registro di tutte le transazioni effettuate finora sulla rete.

Una transazione non è altro che un file contenente le seguenti informazioni: “Marco ha dato X bitcoin ad Alice” (quindi i due portafogli tra cui è avvenuta la transazione e la cifra mossa, dato che i nomi non sono mostrati), oltre alla chiave privata dell’account di Marco.

Questa transazione poi viene trasmessa all’interno network, facendola girare tra tutti i computer. In tal modo la transazione viene conosciuta da tutto il network, anche se impiega del tempo per essere confermata.

Confermare la transazione è un passo fondamentale per capire come funzionano le criptovalute. Infatti, fin quando una transazione non viene confermata dal network, è in “attesa” per essere svolta. Solo dopo la conferma la transazione viene aggiunta al registro di tutte le transazioni e avviene lo spostamento di criptovaluta tra utenti.

A questo punto la transazione non è più modificabile ed entra a far parte di questo registro delle transazioni, che in gergo prende il nome di “blockchain. Compito di confermare le transazioni è dei “miner“, che mettono a disposizione della rete la potenza di calcolo dei propri computer (che serve per gestire la rete di una criptovaluta e confermare le transazioni).

Sappiamo cosa state pensando: “blockchain”, “miner”, “portafogli per criptovalute”, “chiave privata”. Termini che possono generare confusione. Vediamo quindi di spiegarli con precisione.

Blockchain criptovalute

Come abbiamo detto, la blockchain può essere considerata come un registro pubblico di tutte le transazioni avvenute con una determinata criptovaluta. Ogni transazione viene confermata e aggiunta a questo registro, che ovviamente aumenta di lunghezza nel corso del tempo (e che può essere sempre consultato).

blockchain bitcoin

Copie identiche della blockchain sono salvate sui “nodi” del network, ovvero i computer e server dei cosiddetti “miner”. Come abbiamo detto, una transazione deve essere prima confermata per essere aggiunta alla blockchain (solo così avviene poi il vero e proprio scambio di criptovaluta).

Conferma che arriva in pochi minuti di solito, anche se questo tempo varia molto. Infatti, per velocizzare il tempo richiesto per confermare una transazione è possibile pagare una “commissione” ai miner, che daranno quindi priorità alle transazioni con le commissioni più alte (anche se alla fine tutte le transazioni vengono sempre confermate).

Durante il periodo di attesa per la conferma della transazioni, le somma di criptovaluta coinvolta viene “bloccata” finché la transazione non è confermata (per motivi di sicurezza e per evitare problemi di duplicazione della criptovaluta). E al contrario degli altri sistemi di pagamento online (come PayPal), non è possibile avere dei rimborsi.

Chiavi private

Ogni utente della rete di una criptovaluta ha una chiave privata che lo identifica all’interno della rete, e gli permette di fare scambi con altri utenti. Gli stessi utenti possono generare una chiave privata, con la quale possono quindi ottenere e spendere criptovalute.

Senza la chiave privata, le criptovalute collegate a tale chiave non possono essere né spese, né trasferite. Se da un lato quindi il sistema delle chiavi private è ottimo per la sicurezza, bisogna sempre stare attenti a non perdere la propria chiave privata (dato che si perderebbe accesso alle proprie criptovalute):

Portafogli criptovalute

Ogni utente che abbia delle criptovalute ha un portafoglio per criptovalute, chiamato “wallet”. Il wallet contiene le criptovalute dell’utente, e può essere salvato sul computer, sul cloud, un hard disk esterno.

Non esistono solo wallet per Bitcoin o per Ethereum, ma esistono anche wallet online offerti da società che si occupano di tale servizio e fungono anche da exchange (per comprare e vendere criptovalute).

Anche se i wallet dei servizi online sono comunque sempre esposti al rischio hacking. Per esempio, uno dei più famosi bitcoin exchange in Giappone, ovvero Mt. Gox, è stato costretto a chiudere i battenti dopo che degli hacker si erano intrufolati all’interno dei loro server e avevano rubato bitcoin per il valore di oltre $450 milioni.

Miner criptovalute

In teoria, chiunque può diventare un “miner” di una criptovaluta. In pratica, soprattutto per le criptovalute più affermate come i bitcoin, non sempre è possibile. Ma chi è un miner e cosa fa un miner di criptovalute?

I miner mettono a disposizione la potenza di calcolo dei propri computer e server per verificare e confermare le transazioni che avvengono con le criptovalute. I miner quindi aggiungono nuovi “blocchi” alla blockchain, dove in ogni blocco sono contenute nuove transazioni (che così facendo vengono confermate).

Senza la figura dei miner quindi, le transazioni non potrebbero avvenire tra gli utenti di una criptovaluta. Chiunque può diventare un miner. O almeno così in teoria è. In pratica, serve l’attrezzatura necessaria che non sempre è alla portata delle tasche di tutti.

Infatti, più passa il tempo, più fare mining di una criptovaluta diventa difficile e richiede sempre più potenza di calcolo. Infatti, quasi tutte le criptovalute hanno un numero “finito” di valuta che può essere emesso.

Ogni volta che un blocco viene aggiunto alla blockchain, i miner che hanno partecipato alla conferma di tale blocco (e delle relative transazioni al suo interno), ottengono una “ricompensa”. Ovvero, il sistema genera una ricompensa sotto forma di criptovaluta che viene assegnata ai miner che si sono occupati della conferma del blocco.

I miner quindi guadagnano nuova criptovaluta tramite il mining. Non solo, perché come abbiamo detto, per velocizzare la conferma delle transazioni all’interno dei blocchi, gli utenti possono pagare delle commissioni ai miner, che daranno quindi priorità alle loro transazioni. Perciò i miner possono guadagnare anche commissioni grazie alla conferma di un blocco di transazioni.

Solamente che, avendo le criptovalute un numero finito di unità di valuta da poter “emettere” tramite questo sistema delle ricompense per la conferma dei blocchi, è naturale che più va avanti il tempo, più le cose si “complicano” per i miner.

Confermare i blocchi richiede sempre più potenza di calcolo, e la “ricompensa” che viene assegnata di miner diminuisce più ci si avvicina al numero finito da emettere. Per tal motivo, diventare miner di una criptovaluta attiva ormai da anni e con una base di utenti molto ampia, come i Bitcoin, può richiedere anche una spesa iniziale importante. Ed è per questo motivo che la gente preferisce fare mining di altre criptovalute più “giovani”.

Per diventare un miner di criptovalute, serve:

  • Hardware necessario per il mining
  • Software necessario per il mining
  • Un wallet dove immagazzinare le criptovalute guadagnate tramite il mining

Come si usa una criptovaluta?

Ora che abbiamo capito come funziona una criptovaluta, sorge spontanea la domanda: “come si usa una criptovaluta?“. Le criptovalute devono essere considerate come le normali valute, quindi vengono usate per acquistare e vendere prodotti/software/servizi online. Ma anche per effettuare pagamenti tra privati o trasferimenti di denaro.

Per quanto riguarda il trading online, le criptovalute vengono spesso viste come asset su cui investire sia a lungo sia a breve termine. Oppure come asset su cui speculare grazie al trading CFD su criptovalute. Ma se vogliamo usare le criptovalute magari per fare un acquisto, come possiamo fare?

Come prima cosa, dovete possedere delle criptovalute. Ciò significa che in qualche modo dovrete acquistarle (a meno che non vogliate diventare dei “miner”). Per acquistarle il “luogo” più comodo sono i cosiddetti “exchange”, siti dove è possibile comprare e vendere differenti tipi di criptovalute. Ma anche scambiare le proprie criptovalute con denaro reale.

Vi è anche l’alternativa dei forum, dove utenti appassionati di criptovalute partecipano e dove di solito è presente una sezione per acquistare e vendere criptovalute. In questo caso però le transazioni avvengono tra i singoli utenti senza un controllo vero e proprio, quindi bisogna fidarsi dell’altro utente e delle recensioni che ha accumulato nel corso degli anni a suo favore. È consigliabile usare sempre un exchange per i primi acquisti.

A questo punto, è consigliabile immagazzinare le criptovalute appena comprate su un wallet. Se avete utilizzato un exchange per acquistare le criptovalute, avrete a vostra disposizione un wallet online (accessibile quindi dal sito dell’exchange). Anche se non è proprio il posto più sicuro, dato che gli exchange sono stati più volte vittime di attacchi hacker.

È sempre quindi consigliato avere un wallet fuori dal sito dell’exchange dove avete acquistato le criptovalute. A vostra disposizione avrete diverse scelte possibili:

  • Wallet online: Il classico wallet degli exchange, opzione comoda da praticare, ma non la più sicura.
  • Wallet mobile: grazie a delle app potete avere accesso al vostro wallet direttamente dal vostro telefono.
  • Desktop wallet: l’opzione più utilizzata, permette di avere un wallet sul proprio computer.
  • Paper wallet: si tratta di un wallet stampato su carta grazie a 2 QR code. Un codice è per l’indirizzo pubblico del wallet (dove riceverai le criptovalute), l’altro codice è l’indirizzo privato (che puoi usare per spendere le criptovalute).
  • Hardware wallet: si può usare un hard disk esterno o una pennetta USB dove salvare il proprio wallet.

Una volta che avrete il vostro wallet, ricordatevi di farne delle copie di backup. Perché se perdete il vostro wallet, perderete anche le critpvoalute lì immagazzinate. Fatto ciò, una volta che avrete il vostro wallet potrete cominciare a spendere le criptovalute che avete comprato: attualmente le criptovalute vengono usate soprattutto per comprare online o fare transazioni private con utenti. Raramente si trovano negozi che accettano criptovalute come metodo di pagamento.

Bitcoin: la prima criptovaluta

I Bitcoin sono stati la prima criptovaluta, introdotta nel 2009 dal misterioso Satoshi Nakamoto. Nel corso degli anni, i bitcoin hanno preso sempre più piede in tutto il mondo. All’inizio sembravano più una moneta per “l’underground” di internet, ovvero per ambienti poco raccomandabili o solo per persone molto esperte in materia informatica.

Però il passare del tempo ha aperto gli occhi a tutti: i bitcoin, così come più in generale le criptovalute, sono una vera e propria rivoluzione nell’economia globale. Si tratta infatti di valute decentralizzate, non più sotto il controllo e monopolio dei governi, che permettono pagamenti rapidi in tutto il mondo.

Come tutte le criptovalute non è soggetta al controllo delle banche: tutti possono crearla (tramite il mining) e tutti possono usarla. I bitcoin possono essere usati per comprare oggetti o servizi online, ma possono anche essere convertiti in denaro reale, oppure essere usati per transazioni tra utenti.

I bitcoin, come la maggior parte delle criptovaluta, sono una valuta a numero “finito”. Ciò significa che prima o poi verrà raggiunto il limite massimo di bitcoin emessi, pari a circa 21 milioni di bitcoin.

La disponibilità di nuove monete cresce come una serie geometrica ogni 4 anni. Nel 2013 è stata generata metà delle possibili monete e per il 2017 si è arrivato ai tre quarti.

I Bitcoin hanno un alto livello di anonimato, dato che gli unici dati reperibili nella blockchain (ovvero il registro pubblico delle transazioni) sono solamente gli indirizzi dei wallet tra i quali avvengono le transazioni (e i relativi importi).

Anche se i Bitcoin non sono comunque la criptovaluta “perfetta”. Infatti, il suo valore oscilla fortemente durante il corso dell’anno, dove la volatilità schizza alle stelle quando avvengono eventi legati a questa criptovaluta.

Per esempio, ad agosto 2017 si parlava di Hard Fork Bitcoin, evento dal quale sono nati i Bitcoin Cash, causando una separazione all’interno della comunità bitcoin (e anche a livello di sistema nella criptovaluta). Per saperne di più, vi rimandiamo al nostro articolo su cosa sono i Bitcoin Cash.

Anche se un’altra scissione, quella da cui sono nati i Bitcoin Gold, è stata realizzata. Non solo, ma i Bitcoin sono sempre a “rischio”, dato che sono davvero pochi i paesi che hanno preso posizioni a favore o contro le criptovalute.

Ma quando accade, sorgono molti problemi. Per esempio, recentemente è stata la Cina che ha bloccato piattaforme di exchange per bitcoin. Una notizia del genere ha fatto perdere ben il 40% nella quotazione dei bitcoin in una sola settimana (anche se poi ha successivamente recuperato).

Nonostante ciò, sono in molti che continuano ad investire sulle criptovalute come asset per investimenti a lungo termine. Anche se si è sempre esposti a episodi di forte volatilità come quello appena mostrato. Altrimenti, vi è sempre l’opzione di fare trading su criptovalute grazie ai CFD o altri strumenti derivati.

Altre criptovalute

Se i bitcoin sono stati la prima criptovaluta, di certo non sono stata l’ultima. Sono tante le criptovalute che sono state create dopo il grande boom in notorietà dei bitcoin. Ma non tutte sono riuscite a vedere “la luce del sole”: molte sono rimaste solo progetti, altre invece non hanno avuto successo e sono state rapidamente scordate.

Altre invece, sono nate proprio da criptovalute già esistenti. Come per esempio i Bitcoin Cash, nati proprio dai famosissimi bitcoin.

Qui sotto potete trovare un elenco contenente le criptovalute più famose ed utilizzate al giorno d’oggi, anche se si tratta di una lista in costante aggiornamento:

  • Ethereum. È tra le ultime nate per il trading sulle criptovalute, il suo esordio infatti è nel 2015. Da un prezzo di esordio di soli 2 dollari e mezzo nel 2020 tale asset digitale è quotato su valori di circa 160 dollari.
  • Ethereum Classic. Ethereum classic è un progetto che si discosta da ethereum, infatti architettura e algoritmo sono abbastanza differenti. Ethereum Classic ha nel 2020 poco più di 1 miliardo di dollari di capitalizzazione.
  • Litecoin. Nata nel 2011 è una ulteriore alternativa ai bitcoin e basata su un sistema di scambio delle criptovalute con un protocollo di tipo open source che invia in modo istantaneo i pagamenti online e a differenza del più classico bitcoin, presenta una conferma più immediata e veloce sui termini della transazione e un prezzo in termini di quotazione più accessibile.
  • Ripple. Nata nel 2004 da uno sviluppatore del web sempre sulla logica di condivisione e scambio della moneta virtuale tra membri di una stessa comunità, viene definitivamente lanciata nel settore delle ciptovalute dalla start up Open coin nel 2012. Nel 2017 raggiunse i 3$, mentre nel 2020 viaggia poco sopra i 0,20$.
  • Monero. Presente da più di due anni nel settore delle criptovalute, si basa su un protocollo diverso dai bitcoin (cryptonote) e una protezione più specifica rispetto all’identità degli utenti che scambiano la suddetta moneta virtuale. È ancora poco presente nelle offerte dei broker di trading online, ma i numeri interessanti registrati rispetto ad un più facile accesso in termini di quotazioni (i bitcoin hanno superato quota 2000) non sono da trascurare.
  • DashCreata nel 2014 con l’iniziale nome di XCoin, presenta un protocollo decentralizzato per transazioni online veloci e soprattutto sicure.
  • IOTA. Con circa 700 milioni di capitalizzazione di mercato nel 2020 è una delle top 30 criptovalute al mondo. Sin da subito c’è stato interesse su IOTA, anche se non è una delle top criptovalute.

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