Sempre più spesso si sente parlare di crowdfunding anche in Italia, dove ogni anno sempre più persone sono interessate. Come funziona il crowdfunding e cos’è? In questo articolo parleremo proprio di questo cercando di spiegarvelo nella maniera più semplice possibile.
Indice
Crowdfunding: come funziona e che cos’è?
Il crowdfunding è sostanzialmente una raccolta fondi dal basso. È un microfinanziamento a cui le start-up possono accedere ed è quindi alternativo al prestito bancario. A donare e finanziare i nuovi progetti sono infatti le persone comuni, in questo senso si parla di crowd, che in inglese significa proprio folla.
Crowdfunding è una parola composta da crowd (folla) e funding (finanziamento). In Italia il termine inglese non viene tradotto e viene utilizzato così com’è. Nel 2019 in Italia sono ben 90 le piattaforme specializzate nel crowdfunding, dove avviene l’incontro fra gli investitori/donatori e le start-up o gli individui che intendono avvalersi del microfinanziamento dal basso per poter avviare il proprio progetto.
L’utilità del crowdfunding sta proprio nella possibilità per le start-up di poter accedere a un finanziamento anche laddove la banca sia restia a concederlo. Non è escluso che una nuova società possa avvalersi sia nel prestito bancario che del microfinanziamento dal basso, i due accessi al credito prevedono però requisiti diversi.
In molti casi proprio grazie al crowdfunding alcune idee sono potute diventare realtà e alcune start-up sono riuscite ad effettuare l’avviamento.
Esistono oggi 4 categorie di crowdfunding, le quali sono:
- donation based;
- reward based;
- equity based;
- lending based.
Non sono esclusi però gli ibridi, ovvero un mix di più categorie. Tutte le categorie, tranne la donation based, devono fissare una cifra da raggiungere. Infatti in caso di mancato raggiungimento i fondi tornerebbero nelle tasche degli investitori.
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Vediamo ora una ad una le tipologie di crowdfunding esistenti al momento.
Donation
Il donation crowdfunding è l’unica forma dove gli “investitori” non ricevono nulla in cambio, dato che si tratta di una semplice donazione. Come già specificato non preclude necessariamente una soglia massima di raccolta fondi per avere successo. Possiamo definirla la forma più pura di microfinanziamento dal basso.
Chi può essere interessato al donation crowdfunding? Tendenzialmente tutte le organizzazioni non a scopo di lucro. Parliamo quindi di organizzazioni no profit interessate a raccogliere fondi per una causa sociale, ambientale o umanitaria. I donatori sono solitamente persone interessate a dare il proprio denaro, anche in quantità ridotte, per la causa che gli sta a cuore. Il tutto chiaramente senza un ritorno economico o una partecipazione futura all’interno dell’organizzazione no profit.
Oltre ad organizzazioni non a scopo di lucro, ma comunque private, possono accedere al donate crowdfunding anche enti pubblici, comitati di quartiere e così via. Questi enti per esempio possono chiedere il microfinanziamento dal basso per questioni culturali, come l’apertura di una biblioteca, o sociali, come il mantenimento di un parco.
Reward crowdfunding
La seconda categoria che analizzeremo è il reward crowdfunding, essa prevede un ritorno dalla propria partecipazione alla raccolta fondi. Ciò che si riceve in cambio però è una semplice ricompensa, la quale può essere un prodotto della start-up finanziata o anche un solo ringraziamento pubblico. Questo tipo di crowdfunding non raccoglie quindi investitori, ma solo persone interessate al progetto della start-up.
Il loro finanziamento non ha alcun ritorno economico, ma è utile alla riuscita della raccolta fondi per far sì che il progetto veda la luce.
Talvolta questa ricompensa può avvenire prima che la start-up lanci effettivamente il prodotto che si vuole costruire. In questo caso si parla di pre-selling crowdfunding. Inoltre se poco soddisfatto il partecipante alla raccolta fondi può suggerire modifiche al prodotto stesso.
Grazie a questa possibilità le stesse start-up possono utilizzare i consigli dei partecipanti per migliorare il prodotto e considerare i desideri delle persone, che in fondo saranno successivamente i loro clienti. Dunque una sorta di test per il pubblico prima che il prodotto venga effettivamente lanciato sul mercato.
Equity crowdfunding
Passiamo ora alla terza categoria, ma l’ordine è chiaramente sparso. Parliamo dell’equity crowdfunding.
Esso è molto interessante perché permette al partecipante alla raccolta fondi di ottenere una quota di partecipazione nella nuova società.
A differenza delle due categorie sopracitate, in questo caso parliamo di veri e propri investitori. L’interesse qui oltre che sul progetto stesso, è anche economico. L’investitore diventerà quindi socio della società e avrà tutto l’interesse affinché essa abbia successo.
Parliamo inoltre di una categoria che ha ottenuto una regolamentazione dall’autorità italiana di vigilanza sui mercati finanziari, ovvero la Consob. Ovviamente questa regolamentazione non implica un’illegalità delle altre categorie, infatti esse sono in ogni caso sottoposte a normative generali.
L’equity crowdfunding ha ricevuto una regolamentazione ad hoc ed è interessante come l’Italia sia il primo Paese in Europa che ha deciso di istituire una normativa specifica sul tema per tutelare i finanziatori da possibili truffe online.
Sul sito della Consob potete osservare la lista della piattaforme di equity crowdfunding che hanno ricevuto il permesso dalla Consob stessa.
È un settore in continua espansione, infatti nel 2017 sono stati stanziati 11,6 milioni di euro verso 50 società. Nel 2018 il risultato è stato molto positivo, i milioni sono diventati 36, mentre le società che hanno ricevuto i fondi sono state 114. È evidente che parliamo di un’attività che ha interessato molti italiani e probabilmente il numero continuerà a crescere.
Nel 2019 ancora non sappiamo i dati sulla raccolta fondi, ma da gennaio di quest’anno è stata alzata la deduzione fiscale per chi investe in start-up fino al 40%.
Di norma l’equity crowdfunding interessa le piccole e medie imprese, le quali grazie al microfinanziamento dal basso possono accedere a un maggiore credito e dunque hanno maggiori possibilità di crescere.
Social lending
Dulcis in fundo arriviamo al lending crowdfunding, che è molto simile al classico prestito.
Esso è a tutti gli effetti una forma di prestito. La società chiede il microfinanziamento dal basso e chi partecipa alla raccolta fondi diviene un creditore della società. Anche in questo caso possiamo parlare di investitori.
Il lending crowdfunding è chiamato anche “social lending“. Il tutto infatti avviene online sulle piattaforme e non in un luogo fisico. Il lending crowdfunding però è destinato non solo alle imprese, ma anche alle persone fisiche. Come un classico prestito, anche nel social lending è previsto un interesse, il quale corrisponde di fatto al guadagno dell’investitore.
Le piattaforme online hanno l’obiettivo di far incontrare domanda e offerta, ovvero le imprese o le persone fisiche bisognose di microfinanziamenti dal basso e gli investitori. Le piattaforme di solito utilizzano o il modello diffuso o il modello diretto. Il primo consiste nel chiedere il prestito ad alcuni investitori selezionati; il secondo invece a chiunque sia iscritto alla piattaforma.
Trattandosi di prestito riportiamo che Bankitalia si è espressa sul lending crowdfunding affermando che queste piattaforme hanno l’obbligo di operare all’interno delle norme in vigore che regolamentano le attività che possono essere svolte solo da una determinata categoria di soggetti. Parliamo di chi è autorizzato a svolgere per esempio concessione di credito nei confronti del pubblico o in generale attività bancaria.
Perché le imprese e le persone fisiche ricorrono al lending crowdfunding? Per la loro velocità essenzialmente, i fondi raccolti arrivano molto rapidamente e possono essere utilizzati molto presto. Riportiamo però che i costi sono molto alti e superano quelli bancari, ma il discorso sulla rapidità a volte ha la meglio.
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