L’equity crowdfunding è una modalità di raccolta fondi che sta spopolando nel nostro Paese, dato che numeri alla mano, gli investimenti stanno più che raddoppiando rispetto al 2018. In questo articolo cercheremo di chiarire che cos’è l’equity crowdfunding, come funziona, quali sono i vantaggi, i rischi e infine parliamo un po’ di cifre per capire meglio il fenomeno in corso.
Se prima vuoi sapere a livello generico che cos’è il crowdfunding ti invitiamo a leggere il nostro approfondimento qui >>> Crowdfunding: come funziona e quali tipologie esistono?
Indice
Equity crowdfunding: che cos’è?
Innanzitutto è bene spiegare che cos’è l’equity crowdfunding. Fra le categorie del microfinanziamento dal basso, è quella che ricorda più un vero e proprio investimento. Infatti questa tipologia di crowdfunding porta l’investitore a ottenere una quota di partecipazione dell’impresa che sta chiedendo il finanziamento.
L’investimento quindi diventa diretto, l’investitore infatti acquista una parte della PMI o startup che ha necessità di avere nuove risorse economiche.
Una peculiarità dell’equity crowdfunding consiste sicuramente nella sua regolamentazione dalla Consob, ossia l’autorità italiana di vigilanza sui mercati finanziari. L’Italia può vantare di essere è il primo Paese in Europa che ha optato per la stesura di una normativa ad hoc, la quale è utile principalmente per tutelare i finanziatori da possibili truffe. Infatti i gestori delle piattaforme dovranno avere requisiti di onorabilità, professionalità e non avere conflitti di interesse. Inoltre essi dovranno stipulare una polizza assicurativa inerente ai danni arrecabili per via della propria attività che copra una cifra non inferiore ai 20 mila euro.
Tecnicamente il primo Paese al mondo ad aver regolamentato il fenomeno furono gli Stati Uniti d’America, ma inserendo moltissime limitazioni, che non consentirono all’equity crowdfuding di diffondersi in maniera consistente. L’Italia può quindi definirsi all’avanguardia in questo settore e i numeri, che vedremo dopo, lo stanno confermando.
Sul sito della Consob è possibile prendere visione della lista completa della piattaforme di equity crowdfunding che hanno ottenuto l’ok dalla Consob stessa, le quali possono quindi definirsi regolamentate.
La normativa italiana dà la possibilità alle piccole e medie imprese di poter giovare del microfinanziamento dal basso, il quale può essere una valida alternativa al prestito bancario, che non sempre è accessibile a tutte le aziende, specialmente se di piccole dimensioni e con un alto profilo di rischio
Il fenomeno in Italia può diventare molto interessante, dal momento che nel nostro Paese le PMI sono circa 760.000 (76% del totale delle imprese in Italia) e costituiscono una parte fondamentale dell’economia italiana.
Inoltre da gennaio 2019 la deduzione fiscale per chi investe in start-up è stata alzata al 40%, ciò potrebbe favorire nuove realtà imprenditoriali, ma soprattutto far sì che molti investitori decidano di investire proprio in start-up.
Infine possiamo affermare che l’equity crowdfunding consente alle start-up o alle PMI di ottenere finanziamenti dagli investitori retail senza passare per la quotazione in borsa, anche perché spesso per una IPO servono requisiti che le aziende di piccole dimensioni non hanno.
Equity crowdfunding: come funziona?
Compreso che cos’è l’equity crowdfunding andiamo a vedere come funziona. Il funzionamento è in realtà molto semplice per tutti, anche per chi non ha molta dimestichezza con le piattaforme di investimento.
Sulle piattaforme regolamentate avviene l’incontro fra domanda e offerta, ovvero fra le PMI o le start-up che intendono chiedere un finanziamento e gli investitori.
Quali aziende in Italia possono usufruire dell’equity crowdfunding? Il regolamento Consob prevede che le società debbano avere dei requisiti ben definiti. Di seguito divideremo le società in base alla loro dimensione e accanto spiegheremo qual è il requisito per accedere a questa forma di microfinanziamento dal basso:
- microimprese : meno di 10 dipendenti e un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro;
- piccole imprese: meno di 50 dipendenti e un fatturato inferiore ai 10 milioni di euro;
- medie imprese: meno di 250 dipendenti e un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro o in alternativa un totale di bilancio inferiore ai 43 milioni di euro.
Le aziende che hanno questi requisiti possono aprire la propria campagna di equity crowdfunding sulle piattaforme regolamentate, spiegare qual è il loro progetto, quali sono i loro obiettivi, ma soprattutto fissare un target da raggiungere.
Quest’ultima parte è fondamentale perché qualora la raccolta fondi non dovesse raggiungere la cifra prestabilita la campagna non avrebbe successo e il denaro investito tornerebbe nelle mani degli investitori.
Vantaggi
I vantaggi dell’equity crowdfunding per le imprese sono molteplici. In primo luogo vi è la possibilità di accedere al credito in modo più diretto e semplice, ma soprattutto si possono chiedere finanziamenti ai cittadini semplici e non alle banche o alle istituzioni.
Le imprese che hanno difficoltà o non riescono accedere al credito bancario possono quindi avvalersi dell’equity crowdfunding per raggiungere i propri obiettivi e realizzare i propri progetti.
Il vantaggio vi è anche per quegli investitori intenzionati a investire i propri soldi in start-up o PMI in modo diretto, ma soprattutto avendo la consapevolezza che le piattaforme di intermediazione sono regolamentate e a norma di legge.
Più in generale l’equity crowdfunding facilita l’incontro di domanda e offerta, senza questo microfinanziamento molti progetti potrebbero non nascere o alcune piccole imprese non potrebbero espandersi. Possiamo quindi definirlo un vantaggio per l’intera economia italiana, anche se chiaramente ci sono dei rischi, che vedremo nel prossimo paragrafo.
Rischi
Come esistono vantaggi, esistono anche dei rischi. Come ogni tipo di investimento anche l’equity crowdfunding non gode di rischio zero. Anzi trattandosi di start-up o PMI il rischio d’impresa è più alto rispetto alle grandi aziende con fatturati milionari o miliardari.
Il rischio è che la start-up non possa mai diventare azienda e fallisca, stesso dicasi per le PMI che accedono al microfinanziamento dal basso. Queste potrebbero non riuscire a realizzare i propri progetti. Nel caso delle start-up ovviamente il rischio è più alto, dato che un mancato passaggio da start-up a impresa vera e propria significherebbe il fallimento e quindi la perdita totale della cifra investita.
Non stiamo dicendo che sia sbagliato investire in start-up o PMI, ma che bisogna essere consapevoli che da possibili ritorni economici da capogiro, potrebbe esserci il rischio che la cifra investita vada interamente perduta. Dunque prima di investire il proprio denaro è necessario valutare il rapporto rischio/rendimento, ma soprattutto se si è in grado di affrontare una possibile perdita.
Equity crowdfunding: cifre
Secondo l’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano l’equity crowdfunding in Italia nel 2019 ha più che raddoppiato i numeri del 2018, il dato testimonia quindi che il fenomeno è in grande espansione e sembra che il trend non sembri arrestarsi.
Nel primo semestre del 2019 in Italia l’equity crowdfunding ha raggiunto gli 82 milioni di euro, mentre nello stesso periodo del 2018 la cifra si fermava a 36 milioni di euro. Il totale annuo del 2018 è stato di 49 milioni di euro, dunque in sei mesi nel 2019 si è ottenuto già un importo superiore all’intero 2018.
Nei primi sei mesi del 2019 le campagne di equity crowdfunding sono state 401, le quali sono state organizzate da 369 aziende diverse, delle quali il 72% erano start-up. Il tasso di successo di queste campagne è stato del 75%, dunque 3 su 4. Le piattaforme di questo tipo di investimento autorizzate dalla Consob sono 35 al 30 giugno 2019.
Il target medio di raccolta è stato poco al di sotto dei 200.000 euro (circa 191 mila) per quanto riguarda i progetti non relativi al settore immobiliare.
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