La recente mossa di Exor di vendere una parte della sua partecipazione in Ferrari ha scosso i mercati finanziari, lasciando molti a chiedersi quali siano le reali intenzioni della holding finanziaria della famiglia Agnelli.
La vendita del 4% delle azioni ordinarie della Rossa di Maranello rappresenta un’operazione finanziaria di enorme portata, che potrebbe preludere a cambiamenti significativi nella strategia di investimento del gruppo. In questa guida, analizzeremo in dettaglio l’operazione, le motivazioni dichiarate da Exor e le possibili implicazioni per il futuro.
Indice
La strategia di disinvestimento e le reazioni del mercato
La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Poco dopo la chiusura di Piazza Affari, Exor ha annunciato l’intenzione di vendere circa 7 milioni di azioni ordinarie della Ferrari, equivalenti a circa il 4% delle azioni ordinarie circolanti della casa automobilistica di Maranello. L’operazione è stata condotta attraverso un’offerta di accelerated bookbuild rivolta esclusivamente a investitori istituzionali, una modalità che permette di collocare rapidamente grandi blocchi di azioni.
La reazione del mercato non si è fatta attendere: all’apertura delle contrattazioni, il titolo Ferrari ha registrato difficoltà iniziali nel fare prezzo, per poi iniziare le contrattazioni con un deciso ribasso. La giornata si è conclusa con una flessione di quasi il 7%, portando il valore delle azioni a 450,5 euro. La vendita ha fruttato a Exor un assegno di 3 miliardi di euro, una somma considerevole che sarà in parte destinata a nuove operazioni.
È importante sottolineare che, nonostante la cessione di questa quota, gli accordi di governance relativi alla partecipazione in Ferrari rimarranno invariati. L’accordo tra Exor, Piero Ferrari e il Trust Piero Ferrari continuerà a garantire una quota di voto in Ferrari vicina al 50%, mantenendo così il controllo effettivo dell’azienda nelle stesse mani.
L’operazione è stata gestita da un consorzio di banche di primaria importanza: Goldman Sachs Bank Europe e J.P. Morgan hanno agito in qualità di joint global coordinators e joint bookrunners, mentre BNP Paribas, IMI – Intesa Sanpaolo, Société Générale CIB e UniCredit hanno partecipato come joint bookrunners.
Le dichiarazioni di Elkann e le prospettive future
John Elkann, amministratore delegato di Exor, ha fornito una spiegazione chiara delle motivazioni dietro questa decisione. Negli ultimi dieci anni, la performance straordinaria di Ferrari ha triplicato il valore netto degli attivi (Nav) di Exor, con la quota di Ferrari sul Nav che è passata da circa il 15% a circa il 50%. Una concentrazione così elevata su un singolo asset rappresenta un rischio in termini di diversificazione del portafoglio.
“L’operazione ci permetterà di ridurre la concentrazione e di migliorare la diversificazione attraverso una nuova significativa acquisizione, in linea con il nostro obiettivo di costruire grandi società”, ha dichiarato Elkann. Il supporto a Ferrari e la fiducia nel suo solido futuro rimangono invariati, con Exor che conferma il suo impegno a rimanere il maggiore azionista nel lungo termine.
A seguito del completamento dell’operazione, Exor manterrà comunque una posizione dominante, rimanendo il maggiore azionista singolo di Ferrari con circa il 20% dei diritti economici e il 30% dei diritti di voto nel capitale sociale dell’azienda. Inoltre, nell’ambito della transazione, Exor ha assunto un impegno di lock-up di 360 giorni sulle rimanenti azioni ordinarie di Ferrari, il che significa che non potrà vendere ulteriori azioni per almeno un anno.
Una parte dei proventi della vendita sarà utilizzata per finanziare un nuovo programma di riacquisto di azioni proprie (buyback) da 1 miliardo di euro, un’operazione che potrebbe contribuire a sostenere il valore delle azioni Exor nel breve termine.
L’analisi degli esperti e le prospettive di investimento
Gli analisti di Equita hanno accolto positivamente l’operazione, confermando la valutazione “buy” su Exor e “hold” su Ferrari. Secondo la società di intermediazione milanese, l’operazione ha molto senso per due ragioni principali:
- La valutazione attuale di Ferrari e il rischio potenziale rappresentato dai dazi annunciati dagli Stati Uniti. Sebbene l’elasticità al prezzo dei clienti Ferrari sia considerata bassa, l’amministrazione americana ha recentemente rilanciato l’ipotesi di dazi al 25% per le auto importate dall’Europa, un mercato che per Ferrari rappresenta un quarto del fatturato.
- Lo sconto sul valore netto degli attivi (Nav) a cui tratta Exor, attualmente intorno al 50%. La vendita permette di “cristallizzare” una parte della valutazione di Ferrari, rafforzare la struttura finanziaria di Exor e finanziare il programma di buyback.
La disponibilità di 3 miliardi di euro apre scenari interessanti per possibili acquisizioni future, in linea con la strategia dichiarata di diversificazione del portafoglio. Tuttavia, al momento non sono stati forniti dettagli su potenziali target di acquisizione, lasciando spazio a speculazioni su quali settori potrebbero essere nel mirino della holding.
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