C’era grande attesa per la decisione della Bce riguardo l’aumento dei tassi di interesse, con alcuni osservatori che si aspettavano un rialzo più moderato in considerazione della grande instabilità del sistema bancario Usa, e altri che invece ritenevano che Christine Lagarde avrebbe infine confermato il rialzo previsto di 50 punti base.
La crisi che ha colpito grandi istituti di credito Usa come Silicon Valley Bank e Signature sarebbe infatti dovuta proprio agli aggressivi rialzi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, ma come alcuni osservatori hanno notato, non è detto che il sistema bancario dell’Eurozona reagisca allo stesso modo.
La Bce decide per il rialzo dei tassi di 50 punti base come da programma
Alla fine la Bce ha comunicato la decisione di procedere come da programma con un rialzo dei tassi di interesse di 50 punti base, e questo per via dell’inflazione “troppo elevata” per un periodo di tempo “troppo prolungato”.
Il risultato è che i tassi sono stati alzati al 3,50%, 3,75% e 3,00% con effetto dal 22 marzo rispettivamente per le operazioni di rifinanziamento principali, per le operazioni di rifinanziamento marginale e per i depositi presso la banca centrale.
La Bce ha tenuto conto dell’elevato livello di incertezza, sottolineando nella nota pubblicata al termine della riunione tenutasi oggi, “l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi” di riferimento.
Decisioni che saranno determinate “dalle valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei nuovi dati economici e finanziari, dalla dinamica dell’inflazione di fondo e dall’intensità di trasmissione della politica monetaria” spiegano ancora nella nota.
Il settore bancario dell’Eurozona ha “buona capacità di tenuta”
Per quel che riguarda la crisi bancaria degli Stati Uniti che come abbiamo visto in questi giorni ha raggiunto anche Credit Suisse, dalla Bce fanno sapere che si continua a seguire “con attenzione le tensioni in atto sui mercati” e che la banca è pronta a “intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro”.
Dalla Bce rassicurano inoltre che il settore bancario dell’Eurozona “è dotato di nuova capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità”.
Quanto alle proiezioni economiche, viene anzitutto precisato che sono state ultimate “prima delle recenti tensioni emerse nei mercati finanziari” che naturalmente produrranno “ulteriore incertezza riguardo alle valutazioni dello scenario di base per l’inflazione e la crescita”.
Premesso ciò, gli esperti della Bce hanno indicato un’inflazione al 5,3% per il 2023, al 2,9% per il 2024 e al 2,1% nel 2025, con una inflazione core al 4,6% per quest’anno. Si tratta di proiezioni che si mostrano nettamente peggiori di quelle che erano state indicate a dicembre 2022.
Mentre per quel che riguarda la crescita economica per il 2023 abbiamo una correzione al rialzo per un 1,0%, e questo grazie all’effetto “sia del calo delle quotazioni energetiche sia della maggiore tenuta dell’economia al difficile contesto internazionale”.
Il Pil dell’Eurozona per il 2024 è previsto intorno all’1,6%, così pure per il 2025, ma siamo sempre su numeri peggiori di quelli che erano stati indicati nelle proiezioni di dicembre, il che sarebbe dovuto “alla politica monetaria più restrittiva”.
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