Captain Ska, una band britannica ha raggiunto il quarto posto nella Top Ten Chart del Regno Unito con la canzone “Liar Liar” e afferma di Theresa May, Primo Ministro britannico, “She’s a liar, liar, you can’t trust her no, no, no, no” (è una bugiarda, non puoi fidarti di lei).
Sebbene questo sembri privo di significato in ambito finanziario, dobbiamo considerare che la canzone ha superato i 2,4 milioni di visualizzazioni su youtube, evidenziando che la popolarità del Primo Ministro non è così estesa come creduto, proprio a ridosso delle Elezioni Generali anticipate dell’8 giugno.
Elezioni volute proprio lo stesso Ministro May, in carica dal luglio del 2016.
David Cameron aveva dato le sue dimissioni a seguito del referendum del 23 giugno 2016 sulla Brexit e la nomina del ministro May era stata decretata dalle elezioni primarie del solo Partito Conservatore (i Tories).
Questa nomina priva della ratifica di pubbliche elezioni generali non le offre la posizione di forza sufficiente a consolidare la sua leadership nel partito e necessaria ad una trattativa senza compromessi per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (Hard Brexit), da qui la necessità di chiamare gli elettori alle urne.
Quando ad aprile la May ha indetto le elezioni anticipate, i sondaggi vedevano il partito conservatore avanti di 20 punti e queste elezioni avrebbero semplicemente dovuto rafforzare la sua preminenza e quella del suo partito.
La campagna politica del laburista Jeremy Corbyn è stata però decisamente efficace ed ora il vantaggio si è decisamente ridotto e l’esito del voto è incerto poiché gli ultimi sondaggi dicono che il partito Laburista ha, in media, solo 7 punti in meno dei Conservatori (44 a 37, semplificando).
Va inoltre considerato il particolare sistema di voto britannico secondo il quale piccole differenze nel voto dei collegi possono diventare macro differenze a livello nazionale.
Gli scenari possibili sono molteplici e li potremmo semplificare così:
1 – La May rafforza la sua base di potere come nelle sue intenzioni di aprile: i seggi conservatori aumentano dagli attuali 330 ai 350 sufficienti ad avere una maggioranza senza compromessi nelle politica interna ed in quella estera;
2 – I conservatori mantengono l’attuale maggioranza, ma la May non si rafforza e deve accontentarsi di azioni condivise da appoggi esterni;
3 – Non si riesce ad avere una maggioranza;
4 – Vincono i laburisti.
In realtà c’è un solo risultato favorevole al Primo Ministro Theresa May, il primo, in cui il partito conservatore aumenta il numero di seggi e si rafforza.
Negli altri casi, che prevedono la vittoria con un piccolo scarto, l’ingovernabilità o addirittura la sconfitta, il prestigio della May verrebbe drasticamente ridimensionato in ambito nazionale e internazionale.
Prima di lei, lo stesso Cameron aveva affidato ad un suffragio la propria carriera politica, era il febbraio del 2016, con l’annuncio del referendum popolare sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
Così come per la May, Cameron aveva una maggioranza risicata e sperava di rafforzare la sua posizione all’interno del partito conservatore e del parlamento superando le pressioni anti europeiste dello UKIP (United Kingdom Indipendent Party – Il partito indipendentista del regno Unito) guidato da Nigel Farage proprio con il referendum sulla Brexit.
Cameron immaginava un voto a favore delle permanenza nell’Unione Europea, forte anche dei sondaggi realizzati all’inizio del 2016, ma è stato smentito dal risultato delle urne e costretto ad abbandonare la testa del suo partito.
Proprio la May (prima schierata con Cameron sulla permanenza nell’UE) ha fatto della Brexit il proprio cavallo di battaglia, proponendo un’uscita rapida e gestita dal Regno Unito, senza mediazioni con L’Unione Europea.
Ora come il suo vecchio leader ha messo nelle mani degli elettori il suo futuro, rischiando il tutto per tutto.
Questo azzardo è decisamente stridente con il motto “a strong and stable leadership” (una guida forte e stabile) della sua campagna elettorale perché si delinea una guida meno forte del previsto, in cerca di consensi e in affanno nella campagna elettorale.
E infatti è proprio nella campagna elettorale che la May ha perso consensi.
Innanzi tutto perché ha puntato troppo sulla Brexit, che al contrario i laburisti considerano già scontata ed accantonata (nel loro programma c’è solo da applicare gli esiti del referendum), senza che il programma si occupi di temi più recenti.
In secondo luogo perché è stata sconfitta nei faccia a faccia televisivi col suo rivale Corbyn.
Infine la proposta della famigerata e impopolare “dementia tax” (semplificando – si chiede agli anziani che hanno bisogno di cure di vendere la loro casa per pagarle) che ha spaventato parte dell’elettorato.
Proprio Corbyn, al contrario, ha mostrato nei dibattiti forti convinzioni personali (da sempre è un oppositore della monarchia, un pacifista e un convinto socialista) e un programma chiaro e fermo, proiettato ai problemi attuali di molti cittadini: sussidi, aiuti, tasse ai ricchi, sostegno ai giovani.
A complicare il quadro ci sono gli sciagurati attentati terroristici degli ultimi giorni. Salta subito agli occhi una complessità che non rassicura di certo gli investitori. Infatti eventi sociali, economici o politici di portata nazionale e internazionale fomentano reazioni di carattere psicologico nei mercati e cresce la volatilità.
Come già spiegato in precedenza (vedi articolo…), la volatilità fa parte del mercato finanziario, ma l’incertezza e l’instabilità politica ne alimentano i sintomi. E il panorama politico britannico di questi giorni è decisamente instabile.
Gli analisti di Alvexo ricordano che in queste occasioni di instabilità la Sterlina ha perso valore, mentre ne ha acquisito l’oro, bene rifugio per eccellenza.
È successo con la Brexit e ancora prima nei mercati negli anni ’90, nella crisi delle dotcom del 2000, nella crisi finanziaria globale del 2008 e nella crisi di debito dell’Euro del 2012, nell’annuncio delle elezioni anticipate e con ogni probabilità succederà ancora in occasione delle prossime lezioni.
Basta una canzone a cambiare il mercato?
Se è sintomo di instabilità politica e se contribuisce a rendere sospeso l’esito di una elezione, decisamente sì.
È per questo che conviene affidarsi a broker professionisti, esperti e dotati di ogni supporto per fare trading corretto in termini di analisi, scelta, diversificazione e tempistiche. Quando eventi di grande portata rendono Il mercato molto volatile si possono ottenere significativi vantaggi nel trading.
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